29 marzo, 2009

The Black Box REVELATION

The Black Box Revelation - Set Your Head On Fire. Chitarra, voce e batteria. E basta. Due ragazzotti. Uno di 16 e l’altro di 18 anni. E basta. Tanti dischi dei genitori (e magari dei nonni) ascoltati e niente produttori o arrangiatori famosi, a loro disposizione. E basta. Sorprendenti. E basta? No, non basta. Dries Van Djick e Jan Patemoster, belgi, vanno oltre la soglia dei complimenti. Sconfinano nella sorpresa. Nella gioia di ascoltare musica “grezza”, selvaggia, pura, non manipolata, fresca… Da tanto tempo non ascoltavo con tanto piacere e divertimento un disco. Avvio in terza, con I Think I Like You, e già dal secondo brano si inserisce la quarta. Ascoltando Love In Your Head, si comincia ad accostarli ai White Stripes. Inevitabile, visti i soli e unici strumenti utilizzati. Così come il paragone coi primissimi Rolling Stones. Inevitabile. E inutile dire che ancora non sono ai livelli né dei primi né dei secondi, ma le 13 tracce, con tanto di chiusura blues, lasciano molto ben sperare per il futuro. Speriamo.


Pete Doherty - Grace Wasteland. Dico la verità: non avrei mai pensato né di scrivere né di pensare bene di Pete Doherty. Cioè, non proprio di lui, ma di un suo disco. E la cosa mi ha sconvolto. Giusto mezzo secondo, poi è tornata la normalità. Ma non è svanito il piacere di aver ascoltato un disco incredibilmente vario di stili e di atmosfere. Inizio fortemente dylaniano, non mancano riferimenti musicali che ricordano i Gorillaz, la Winehouse o i Clash. Il tutto cantato con questa voce scanzonatoria, che sembra fregarsene di tutto e di tutti. Del resto così sembra essere anche la vita di Doherty, di cui onestamente non me ne frega un bel niente. Ma il disco mi piace. Mi ha fatto sorridere. Mi ha portato una ventata di primavera. E lì lo penso e qui lo scrivo. Ah, un'appunto. Da adesso per accedere ai siti ufficiali degli artisti in questione bisognerà cliccare sul nome dell'artista o del gruppo e non più sulla copertina del disco. Fine della comunicazione di servizio.


Neko Case - Middle Cyclone. Boh. Esatto, boh. È tutto quello che riesco a scrivere. Già, perché ero carico di attese. Ho letto parole meravigliose, su riviste e su internet, riguardo questa “cowgirl” canadese, membro dei New Pornographers. Quinto album solista che avrebbe dovuto confermare le parole di elogi espresse addirittura da Mick Jagger. E quindi tutti dietro agli elogi di Jagger e quindi tutti ad elogiarla. Per me il disco è inutile. Piatto, scialbo, banale. Brutto. Non tutto ciò che luccica è oro, disse qualcuno. Frase che ha resistito e resiste, magari nella sua attuale banalità, allo scorrere del tempo. Cosa che non farà assolutamente il disco di Neko Case.