08 luglio, 2007

Apprezzamenti musicali

Dream Theater - Systematic Chaos. Sono tornati. Tornati alle origini e tornati a lasciare a bocca aperta. Welcome back, Dream Theater. Rieccoli, i geni del progressive rock. A incantare, stupire, affascinare, lasciare letteralmente esterrefatti gli ascoltatori. Sette “traccione”, per durata e per qualità, per un totale di un’ora, diciassette minuti e cinquantotto secondi di musica stra-or-di-na-ria, nella versione strumentale del disco! E che sensazioni che è capace di regalare la voce di James LaBrie, nella versione non solo strumentale del disco, che propone anche una traccia in più. Repentance mette i brividi, per quanto è intensa e delicata… Bando alle ciancie, smettetela di leggermi e andate a procurarvi questo disco imperdibile.

Maroon 5 - It Wont Be Soon Before Long. Dovevano fornire un sacco di risposte. E ancora più conferme. Il loro disco d’esordio del 2002, Songs about Jane, ha venduto la bellezza di quasi 10 milioni di copie, in giro per il mondo. Beh, magari questo disco non raggiungerà quelle cifre incredibili, ma di sicuro di copie ne venderà parecchie. I Maroon 5 continuano a strizzare l’occhio agli anni ’80. E il disco è un insieme di stili che convergono tutti verso il medesimo punto comune: buona, ottima musica. Won’t go Home without You sembra quasi ricantata su un campionamento di Every breathe you Take, Nothing lasts Forever richiama il miglior Michael Jackson, Can’t Stop e Kiwi il vecchio Prince, Goodnight Goodnight è un bel lentone per innamorati, Makes me Wonder fa muovere gambe e bacino, Better that We Break culla dolcemente, verso piacevoli ricordi, chi ha vissuto gli anni ’80. Il disco insomma comprende 12 canzoni più una bonus track tutte da ascoltare e da apprezzare. Non si butta via niente. E no. Non si butta mica via, quello che è ben fatto. Sono contento. I 6 ragazzi di Los Angeles mi stanno simpatici. Come persone. E mi stanno ancora più simpatici come musicisti. Disco che consiglio vivamente di ascoltare, ascoltare, ascoltare e conservare nello scaffale dei cd buoni.

Pink Martini - Hey Eugene. E allora. Da dove cominciare? Dunque, cominciamo a dire che China Forbes, cantante di questo gruppone composto da ben 12 elementi, si cimenta a cantare in spagnolo, francese, arabo, russo, giapponese, portoghese e ovviamente inglese, essendo loro dell’Oregon. E poi ancora: sono capaci di proporre ritmi caraibici, latin-jazz, fusion, swing, chanson francese, musica da camera… Everywhere, traccia numero 1, è delicata come sapevano esserlo le canzoni di Billie Holiday. Mar Desconocido, traccia numero 3, ti fa desiderare di saper ballare il tango o il flamenco. Hey Eugene!, traccia numero 9, è un brano strumentale. Dosvedanya mio Bombino, traccia numero 11, è… ascoltare per rendersi conto. Pazzesco. Un disco che l’unico termine che trovo per definire è per l’appunto: pazzesco. E il brano di chiusura, Tea for Two, traccia numero 12 (con la partecipazione di Jimmy Scott, 74enne jazz man), pone fine all’ascolto di un disco che propone tre quarti d’ora di piacevoli suoni e melodie. Musica tanto varia, quanto intensa e quanto ben costruita. Da sentire. Senza pentimenti.

The White Stripes - Icky Thump. Po po po? Naaaaaaaa… I White Stripes sono waaaaaaaa, tarataaaaaa, swuuummmmmmmm… Led Zeppelin, Rolling Stones, Bob Dylan… c’è un po’ di tutto, dentro il disco. Atmosfere cupe e atmosfere elettriche ed elettrizzanti. Dopo il brano d’apertura che da il titolo all’album, You Don't Know What Love Is (You Just Do As You’re Told) continua a tenere alti ed elevatissimi i ritmi e la qualità della musica. Fino ad arrivare a Conquest, brano a suo modo spagnoleggiante (più messicaneggiante, direi). C’è anche una sorta di musica irlandese, in St. Andrew (This Battle Is In The Air). E poi ancora chitarra, chitarra e chitarra. Jack si diverte e fa divertire. Mescolando generi ed ispirazioni, in un disco che è per l’appunto molto ispirato e di fattura eccezionale. Prima fratelli, poi marito e moglie, poi divorziati, poi ancora nulla di tutto questo, il duo di Detroit, pettegolezzi e congetture a parte, conferma di essere davvero uno dei migliori gruppi in circolazione. Per qualità ed originalità. Espressiva, musicale e d’abbigliamento. Icky Tump è da oggi nuovo sottofondo musicale di questo blog.

Sinead O'ConnorTheology. Quando Sinead O'Connor strappò la foto del Papa, non era impazzita. E nemmeno voleva manifestare di essere ideologicamente contro il cattolicesimo. Fece quel gesto perché le denunce di sevizie subite dai bambini irlandesi ad opera dei preti cattolici, venivano “infangate”, nascoste e quindi negate dalla Chiesa. Il suo gesto non fu un gesto di follia, ma di protesta contro il massimo esponente e rappresentante della Chiesa cattolica: il Papa, per l’appunto. Oggi tante azioni oscure, macabre, scabrose e indegne, compiute da alcuni preti cattolici, in Irlanda come in America, sono state riconosciute ed ammesse dalla Chiesa. Ma nessuno ha pensato di “rivalutare” il gesto compiuto da Sinead O'Connor. Theology è un disco d’amore. Amore verso un Dio che può essere tanto Maometto quanto Buddha o Cristo. Perché il concetto è che nessuna religione è sbagliata, se questa non viene estremizzata e fanatizzata. In fondo, tutte le religioni ambiscono allo stesso risultato: la pace dell’anima dopo la dipartita da questa vita terrena. Canta canzoni religiose e testi “ispirati”, Sinead O'Connor. In un doppio cd, che ripropone le stesse canzoni in versione acustica (Dublin Sessions) e poi in versione “col gruppo” (London Sessions). Inutile dire che personalmente preferisco di gran lunga le Dublin Sessions. La voce di Sinead O'Connor è incantevole, sublime e di una delicatezza e dolcezza che producono una piacevole “pelle d’oca”. Ma nelle London Sessions è presente I Don't Know How To Love Him, brano tratto da Jesus Christ Superstar, che da solo vale l’intero secondo cd. Bello, bello, bello. Canzoni come Jeremiah non possono che sciogliere il cuore. A qualsiasi religione si creda o si scelga di appartenere…

Questo post è dedicato a mio fratello Foolys, che tra un disegno e l’altro (è il suo lavoro!, eheheh) e tra una divagazione e l’altra (è un “difetto di fabbrica” di famiglia), sta postando un bel “limbo dei film dimenticati”. Dove finalmente ha inserito Crossroads (Mississipi Adventure in Italia), film del 1986, che si ispira a quanto sempre detto riguardo Robert Johnson. E cioè che questi fece un patto col Diavolo per poter suonare la chitarra agli straordinari livelli in cui lo fece, divenendo celebre e leggendario. Il patto comprendeva anche la possibilità di incidere 30 canzoni, ma Robert Johnson ne incise solo 29. Il film dunque è una “ricerca” della 30ma canzone sperduta, ad opera di Willie Brown (anche lui realmente esistito e grande amico di Johnson) e di Eugene, “talent boy” interpretato da Ralph Macchio (mr. Karate Kid). Le musiche sono di Ry Cooder. E il finale del film è un mito, un capolavoro… Un duello a colpi di chitarra tra Eugene e Steve Vai. Dove comunque a suonare la chitarra è sempre Steve Vai. Che perderà il duello… contro se stesso! Ma sto film l’avrò visto veramente decine di volte, quando ero piccolo. Quando le reti private proponevano film a go go. Quando non c’erano né internet né programmi p2p. Quando si guardava la tv e non il pc. E quando in tv proponevano più varietà di film. Crossroads, è praticamente del tutto sparito dalla programmazione e dai palinsesti di qualsiasi emittente, pubblica o privata che essa sia. Peccato.