10 aprile, 2006

Non me l'aspettavo (2)

Okay. La politica per ora l’ha fatta da padrona. Ma il mio blog si chiama “Millecanali – Cronache musicali” (oltre che coglione, eh eh eh …!). E quindi sento il bisogno (quasi fisico, direi) di scrivere e riscrivere e parlare e riparlare di musica. Che ovviamente, dibattiti e telegiornali a parte, non ho mancato di ascoltare. Ma. C’è un “ma”. Una cosa che non mi aspettavo. Non me l’aspettavo. Ho sempre reputato molto stupida, la domanda: “se dovessi andare su un’isola deserta, quali cd ti porteresti? Scegline al massimo tre”. L’ho sempre reputata stupida perché su un’isola deserta non avrei come sentirli, mancando l’energia elettrica. E perché trovo stupido dover scegliere tre cd. E perchè su un'isola deserta non mi ci porterà mai nessuno. E io non saprei che andarci a fare... Però. C’è un “però”. Fra una settimana trasloco. E quindi sto imballando tutto quanto compone il mio nido. Ma proprio tutto tutto. Tutto dentro a dei cartoni. Degli scatoloni. Tutto. Tuttissimo. Anche i cd, dunque. Volevo lasciarne fuori, a disposizione, qualcuno da poter ascoltare nei dieci giorni che intercorrevano tra l’inscatolamento e il trasloco… ma non ho saputo decidere! Certo, i Doors su tutto e tutti. E poi? Chi lasciare dentro e chi fuori? NON HO SAPUTO DECIDERE! E non me l’aspettavo… Li ho puliti uno per uno, prima di conservarli. Facendoli così scorrere non solo sulle mie mani, ma anche davanti ai miei occhi. Cercando di evocare e rievocare ricordi e armonie. Cd che nemmeno ricordavo più di possedere. Troppa abbondanza. E troppa indecisione nello scegliere chi lasciare respirare ancora un po’ d’aria prima di rinchiuderlo dentro uno scatolone. Non ce l’ho fatta. Tutti dentro. Tranne… tranne tre cd. Che non mi porterei su un’isola deserta, ma che ho lasciato momentaneamente fuori da una scatola per poterli riascoltare. E poi rinchiudere anche loro. The CranberriesNo Need To Argue. Carmen ConsoliConfusa e Felice. Pink FloydThe Wall. Li ho riascoltati. Con grande e sincero piacere. Mi hanno ricordato tre momenti diversi della mia vita. E poi ho rinchiuso anche loro. Al buio. Prima di ritrovare la luce insieme a tutti quanti gli altri. Tanti. Forse troppi? No. Semplicemente tanti. E poi? Sto ascoltando un bel po’ di Mp3 “arretrati”. Cosa? Simple Minds. Faccio i soliti titoli: Let There Be Love, This Is Your Land, She's A River, Hypnotised, Mandela Day, Belfast Child, Don't You (Forget About Me), Someone Somewhere (In Summertime), Alive & Kicking. I soliti titoli. I più noti. E forse per questo, i più ascoltati e quindi quelli a cui sono più affezionato. Quelli che hanno calamitato più ricordi. Quella che mi piace di più: Hypnotised. Qualcuno mi ha detto che sono solo una copia degli U2. Io dico che sono i Simple Minds. Molto (ma molto) più irlandesi, nelle loro musiche, dei più ricchi (ma molto più ricchi) U2. Magari più vicini ai Cure, in certe melodie. Ma sono i Simple Minds. E poi ho ascoltato Moltheni. Il suo ultimo disco è Splendore Terrore. In una parola istintiva e superficiale, si potrebbe definire: deprimente. In un’altra parola, molto più riflessiva: intimo. Sono molto delicati, i suoi suoni. Molto più di Natura In Replay, un poco più di Fiducia Nel Nulla Migliore. Dopo un primo brano strumentale, le prime parole di Moltheni sono: “Che giorno è? È un giorno che mi affronta e che mi vince. Io vedo te. Nel sangue, nel fiume, nel corpo”… Sembra di sentire cantare la voce e suonare la chitarra di Claudio Lolli, a tratti. È un disco, ripeto, molto intimo. E il massimo dell’intimità è nell’ultimo brano, Suprema, in cui si sentono gli scricchiolii dello sgabello del pianoforte. Come una canzone che un amico suoni per altri amici in piena notte… Senza obbligo di applausi o di complimenti. Ma col dovere di offrirgli almeno una sigaretta e di riempirgli il bicchiere vuoto con un ottimo whisky. E poi ho ascoltato l’album di Meg. Che si intitola Meg. L’ex voce dei 99 Posse. Ammetto che è un genere musicale che non mi ha mai appassionato. Ma mi hanno praticamente costretto ad ascoltare questo disco. “Molto bello”, mi hanno detto. Ed effettivamente non dico che è MOLTO bello, ma piacevole lo è senz’altro. Anche perchè tutte le canzoni sono "addolcite" da strumenti ad archi. I brani che più mi sono piaciuti: Olio Su Tela e Simbiosi. Ho ascoltato anche Mario Venuti. Il suo Magneti è un album orecchiabile, scorrevole, carico di atmosfere mediterranee e di suoni genuini. C’è anche una canzone cantata nel suo dialetto (catanese). È Sulu. Un Altro Posto Nel Mondo, brano che ha gareggiato all’ultima edizione del Festival di Sanremo, è davvero molto molto bello. Molto. Le altre canzoni, ripeto, sono molto orecchiabili. Ben arrangiate, buoni i testi e ben fatte le musiche. E poi. E poi ho sentito, quasi fino alla nausea, Janis Joplin. Ma non ci si nausea mai, di sentire Janis Joplin. Artista il cui repertorio musicale è composto più da versioni live e unplugged, che da versioni registrate in studio. Ma tutto ciò che la riguarda è solamente da ascoltare e ricordare. Ricordare quegli splendidi anni (eccezionali, musicalmente), tra la fine degli anni 60 e i primi anni 70. John Lennon, Rolling Stones, Doors, Led Zeppelin, Jimi Hendrix, Doors, Janis Joplin, Bob Dylan… L’elenco che si potrebbe scrivere sarebbe praticamente immenso. Per tutti i gusti. Tutti da ricordare. Per quanto riguarda la Joplin, consiglio di ascoltare Legacy, triplo cd pieno di materiale inedito e versioni previously unreleased. Tra queste, una splendida esecuzione di Summertime. E un’acustica versione di Me And Bobby McGee. E qui la novità che introduco nei miei post. Queste due canzoni sono scaricabili su: http://millecanali.altervista.org/janis.rar E buon ascolto. La mia canzone preferita della Joplin? È in assoluto e assolutamente Kozmic Blues. Sono incise in questa canzone: passione, grinta, melodia, rock, blues, forza, potenza vocale e sensualità. I “gridolini” finali sono invece secondo me carichi di un incredibile erotismo. Una donna che sicuramente lo era, erotica. Narra leggenda che una sera Jim Morrison ci provò con Janis Joplin. “Ci provò”… insomma. Due tipi di carattere non certo facile, si incrociarono. E tutto sembrava andare comunque tranquillamente. Ridevano, scherzavano, bevevano… Fino a quando Jim non tirò con forza la testa di Janis poggiandola sul suo cazzo. Janis in tutta risposta gli ruppe una bottiglia di Southern Comfort in testa. E qui si interruppe la probabile storia di sesso (nient’altro avrebbe potuto essere!) tra Jim e Janis. Due delle tre “J”. Ma c’è anche un episodio che riguarda tutt’e tre le “J”. Jim, Janis e Jimi. Lo scriverò un’altra volta (sono un coglione, no? eh eh eh). E c’è una canzone della Joplin, che mi piace sempre immaginare cantata da Jim Morrison, che è Piece Of My Heart. Non so perché. Ma la mia mente sovrappone sempre le due voci. Bene. La mia mente. Che adesso mi dice di smettere di scrivere. Ho scritto parecchio, stavolta. Parecchio e molto più delle altre volte e molto più di “5 cose”. Ma tra 4 giorni al massimo mi ritroverò senza linea telefonica e senza adsl. Causa trasloco. E non so se per il mese di maggio potrò già essere nuovamente attivo… Vedremo. E allora ecco il perché di tutte queste parole… Spero la lettura non sia stata noiosa. Ma, se così fosse, spero sia stata allietata dalla voce di Janis Joplin e dalle due canzoni da me regalatevi. Alla prossima. (Ma tanto, prima di "disattivarmi", scriverò un post di "arrivederci"...)...

3 Comments:

Blogger Unknown said...

Ce l'abbiamo fatta! Sul filo di lana, ma ce l'abbiamo fatta! Ci rileggiamo presto...

11 aprile, 2006 18:42  
Blogger Sergio Algozzino said...

però a me quello di meg piace molto ehhe

15 aprile, 2006 03:30  
Anonymous Anonimo said...

a me quello di Meg fa cagare come fa cagare tutta la sua persona sinceramente

20 giugno, 2006 00:27  

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