15 luglio, 2007

Freschi di stampa

Perry Farrell’s Satellite Party - Ultra Payloaded. Ex Jane’s Addiction, Perry Farrell torna a fare musica, supportato da grandi musicisti. Se infatti Nuno Bettencourt, ex chitarrista degli Extreme, fa parte fissa del nuovo gruppo, ecco che in questo disco appaiono anche “amichevolmente” John Frusciante e Flea (dei Red Hot Chili Peppers), Peter Hook (bassista dei Joy Division e dei New Order) e Fergie. Ultra Payloaded è un grande disco. 11 tracce che non rallentano mai il ritmo, tra chitarre e tastiere che supportano un ispiratissimo Perry Farrell. Sia da un punto di vista vocale che musicale. Rock “sporco”, dunque. Archi e tastiere infatti tolgono “grezzità” ai suoni proposti. Ma rendono davvero piacevole l’ascolto del disco, che non annoia mai e mai fa storcere il naso. Neppure quando, traccia numero 11, compare magicamente la voce di Jim Morrison. Proprio lui, già. Recuperata una parte vocale da alcune registrazioni di Jim del 1971, vi è stata costruita intorno una melodia molto piacevole e Woman In The Window è… bella! Banale come definizione, già. Ma chi mi legge non per la prima volta, sa benissimo quanto io sia iper-critico nei confronti di tutte le manipolazioni vocali e musicali e commerciali nei confronti di Jim Morrison. Woman In The Window, che da adesso è nuovo sottofondo del mio blog, è un brano davvero piacevole e… etereo. Già. Sembra arrivare direttamente da un’altra dimensione e da un altro tempo. Conferma che Jim era e sarà sempre… Jim! E conferma che con questa traccia Perry Farrell rende indimenticabile un già ottimo disco.

Velvet RevolverLibertad. Grande disco. Ho già usato queste parole per il precedente disco, e le userò anche per i dischi che seguiranno. A rischio di risultare ripetitivo e noioso, ma da parecchio non sentivo tanta abbondanza di grande musica. O quantomeno una così alta percentuale di grande musica. 6 dischi su 6. En plein. Ma, se proprio dovessi stilare una classifica di preferenze, questo sarebbe decisamente il disco che eleggerei come migliore. In attesa del nuovo disco dei Guns’n’Roses, di cui ormai da anni è annunciata l’uscita, Slash, Duff McKagan e Matt Sorum supportati dalla voce di Scott Weiland (Stone Temple Pilots) e dalla chitarra di Dave Kushner (Wasted Youth), si divertono a proporre un rock-grunge che a tratti richiama alla memoria in maniera incredibile i Nirvana (She Mine). Energia a tonnellate, riff magari scontati ma travolgenti, Slash che nel brano d’apertura (Let it Roll) sembra avere proprio tanta nostalgia dei Guns, chiusura forse troppo morbida con Gravedancer, lunga ballata che lascia spazio infine ad una bonus track tanto country quanto spregiudicata nella sua ironia proprio di questo stile musicale. In continua e forse eterna attesa del ritorno dei Guns…

The Chemical Brothers - We Are The Night. Oltre ai Daft Punk, quella dei The Chemical Brothers è l’unica musica elettronica che riesco ad ascoltare. E con un certo piacere, confesso. Anche se il disco ha in se una forte malinconia. Si, malinconia. L’inizio è in crescendo. Solo dopo quasi un minuto della seconda traccia (We are the Night), esplodono in pieno i suoni “puri” dei Chemical Brothers. Per poi lasciare spazio invece a melodie che probabilmente poco soddisferanno i più fedeli ascoltatori dei Chemical. I ritmi sono poco “danzerecci” e molto sperimentali. Volgono verso nuove frontiere, delusi anche da come gira attualmente il business della disco. Troppe “macchine” e troppo poca qualità, dicono. Troppa tecnologia e troppo poca fantasia. E allora sembrano quasi volersi distaccare da questo mondo che non sentono più loro. Ma, nonostante il mio perenne e costante scetticismo e poco apprezzamento per la musica sperimentale, questo disco mi ha colpito e impressionato positivamente. Das Spiegel è un lungo “trip”, Battle Scars è un forte richiamo alla dance anni ’80, The Pills won’t Help You Now addirittura sembra ispirata ai Radiohead. Apprezzato. E apprezzo.

Smashing PumpkinsZeitgeist. Rabbioso. Elettrico. Potente. Trasgressivo. Atteso. Ben 7 anni. In copertina, la Statua della Libertà sprofonda in un mare di sangue. Per rendere subito l’idea di quanto chitarra, voce e testi siano spregiudicati e diretti. Nei confronti di Bush, nei confronti di un’America sempre più allo sfascio e allo sbando. Non è certo il primo a schierarsi contro Bush, Billy Corgan. Sembra quasi diventata una moda, ormai, da quelle parti. Ma se nella lunga ballad United States si descrive un’America disastrata e disastrosa, ecco che in (Come on) Let’s go si inneggia ad un risveglio affinchè i valori che si stanno perdendo possano essere ritrovati prima del Doomsday Clock, brano d’apertura dell’album. Sono rimasti solo Billy Corgan e il batterista Jimmy Chamberlain, rispetto alla band originale. Ma gli Smashing continuano a suonare metal, rock e graffianti. Anche se politicizzanti. Che qualcuno anche da noi in Italia tiri fuori i coglioni per denunciare le malefatte dei nostri governi. Del precedente, di destra, e dell’attuale, deludentissimo, di sinistra. E lo sfascio verso il quale stiamo andando. Che sembra proprio essere ben peggiore di quello degli americani… Ma da noi non lo canta nessuno.

Morgan - Da A ad A. O lo si ama, o lo si odia. C’è poco da fare, non esistono compromessi riguardo Morgan. E se lo ami, non puoi non richiamare alla memoria artisti del calibro di Fabrizio De Andrè o Umberto Bindi. Con accordi musicali che riescono a richiamare alla memoria anche i Beatles e David Bowie. Si ispira fortemente agli anni ’60, Morgan. Creando atmosfere decisamente inusuali. Quantomeno per i tempi che stiamo vivendo. È un viaggio fuori dal tempo. Ipnotico. I testi sono ben costruiti e intelligenti. Carichi tanto di poesia quanto di sarcasmo. Nelle atmosfere allegoriche di U-Blue, duetta con la figlia Aria. E poi ci sono le atmosfere cupe di Liebestod e le atmosfere delicate di Una storia di Amore e Vanità e ancora quelle rock di Tra 5 Minuti. Bel disco. Assolutamente da ascoltare, specie per chi ancora ama la musica italiana e i suoi cantautori. Che non sono tutti morti o smarriti o del calibro di Max Pezzali. O lo si ama, o lo si odia, Morgan. E questo disco è totalmente da amare.

Interpol - Our Love To Admire. Inizia malinconico il disco, con Pioneer to the Falls. Ma già dalla seconda traccia, No I in Threesome, chitarra e batteria cominciano a vibrare e percuotere in maniera più decisa e “secca”, supportate da un ottimo basso. Non si raggiungono mai ritmi metal, ma il rock padroneggia anche nelle fasi più soft. Sono stati paragonati agli U2. I migliori, U2. Non certo quelli attuali, decisamente inferiori a tanti gruppi meno noti e popolari. Gli Interpol, gruppo di New York, realizza a testa bassa questo terzo album, ignorando qualsiasi tipo di confronto. E realizzando un disco tanto vario quanto omogeneo. Mammoth ha dei riff di chitarra ordinati e poderosi, Rest my Chemistry “morde” l’ascoltatore, The Lighthouse è in pieno stile U2, Who do You Think è vigorosa senza eccessi. Un buon lavoro. Un buon lavoro di gruppo. In attesa di una maggiore (e meritata) popolarità.

Cliccando sulle foto delle copertine si accede direttamente ai siti degli artisti in questione.

Questo post è dedicato a tutti quelli che lottano ogni giorno coi denti e con le unghia contro le avversità della vita. A coloro che non sono nati in un contesto di agi e privilegi. A coloro che ogni tanto sbottano apparendo, agli occhi dei più, semplicemente persone che si auto commiserano. Cazzate. Perché ogni tanto bisogna pur sfogarsi. E questo non vuol dire smettere di lottare. Non vuol dire arrendersi. Vuol dire semplicemente… che si è stanchi di aspettare che la “ruota” giri. Stanchi ma non morti. Perché queste persone hanno sempre lottato e sempre lo faranno. Hanno sempre lottato, producendo calli nelle loro mani e una corazza sempre più resistente. Questo post è un augurio a tutte queste persone. Perché la ruota cominci a scricchiolare, sotto la pressione esercitata con grandi, laboriosi e costanti sforzi. Sforzi che molti non riescono a capire. Beati loro!… Ma il pane che ogni giorno mangiano le persone a cui dedico questo post, ha un sapore diverso. È più buono. È sudato. E la ruota prima o poi girerà. L’importante è non mollare mai. Ma le persone a cui dedico questo post lo sanno già. E lo sanno benissimo. Questo post è dedicato a loro. Col cuore.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Ti dico solo :GRAZIE!

22 luglio, 2007 14:04  

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