20 aprile, 2009

Grandi nomi, molte delusioni.

Chris CornellScream. Soundgarden, Audioslave… e adesso la carriera solista. Il precedente disco mancava solamente di “forza d’urto”, di un impatto prepotente. Ma questo disco… mamma mia, non avrei mai voluto ascoltarlo. Non cantato da Chris Cornell, quantomeno. Basta dire che è stato prodotto da Timbaland. Un genio nel suo genere, per carità, ma lontano anni luce dal rock e dal grunge. E sentire l’ex Soundgarden cantare come Justin Timberlake… no, no e no. La cosa grave è che lui è consapevole e accondiscendente. Chiede ai fan di dargli una possibilità, di ascoltarlo prima di giudicarlo e poi apre uno spiraglio dicendo che questo è un esperimento ma che si può sempre tornare indietro. No, no e no! Giudicato e condannato, caro Chris. È un disco pi-e-to-so. Punto e basta. Sperimenta quanto vuoi. Torna indietro, se vuoi. Io butto via questo disco e torno ad ascoltare Ultramega Ok oppure Out Of Exile. A volte è meglio vivere di ricordi….

U2No Line On The Horizon. Indegni. Loro non hanno dato una netta svolta alla loro carriera discografica. Hanno semplicemente smesso di comporre musica meritevole d’essere incisa. Gli U2 sono ormai un cimelio. Sono un gruppo per collezionisti. Per chi non vuole lasciare incompleta la loro discografia. Non piacciono ai giovanissimi, non piacciono ai giovani. E penso manco agli anziani. Piacciono solo a loro stessi. Pavoni. E capo-pavone ovviamente è quel pavone di Bono. Ma non esiste la pensione per i cantanti? O meglio, il nobil ritiro? Osceni.

Neil Young - Fork In The Road. Mi ha deliziato con i suoi ultimi dischi “live”. Canzoni che hanno fatto la storia del folk. Brani di indiscussa dolcezza e brani fortemente rock nella loro costruzione folk. E con grandi aspettative ho iniziato l’ascolto di questo suo ultimo lavoro. Che mi ha lasciato perplesso. Parecchio. Non voglio dire deluso, ma molto vicino al deluso. Suoni già sentiti, chitarre già uitilizzate. Niente di nuovo. E niente di elettrizzante né di particolarmente emozionante. Aspetto il nuovo disco, certo di non ricevere una nuova quasi delusione. Il cantante folk che ha ispirato i Pearl Jam non può aver messo né un punto né un freno alla propria carriera nonostante questo disco… scialbo. Pausa.

Depeche Mode - Sounds Of The Universe. Semplicemente splendidi, unici e grandiosi. Martin Gore ha dichiarato che hanno trascorso gli ultimi trent’anni a riscrivere sempre le stesse canzoni. E meno male! Vero, lo stile dei Depeche Mode è ormai sempre lo stesso. Ma c’è un’enorme differenza tra ”consolidato” e “uguale”. Mai ripetitivi, sempre affascinanti, godono adesso anche del calore della voce di Dave Gahan, molto più matura ed intrigante. Imitatissimi. Ma inimitabili. Non c’è bisogno di aggiungere altro.



(cliccando sui nomi degli artisti si accede direttamente ai loro siti ufficiali)

12 aprile, 2009

Entusiasta

PJ Harvey and John Parish - A Woman A Man Walked By. Polly Jean is back. Caspita, se è back! Dopo la “pausa di riflessione” espressa in White Chalk ed evidenziata da un momentaneo abbandono ed accantonamento delle chitarre elettriche, rieccola in tutto il suo splendore rock. Coadiuvata da John Parish, ma non è una novità, visto che questi aveva già collaborato con colei che secondo me è, a tutti gli effetti, la (ancora acerba) erede di Patti Smith. 10 canzoni che alternano rock duro a ballate melanconiche e a rabbia che non è rabbia distruttiva ma espressiva di una grinta senza la quale il rock non sarebbe rock. Scegliere o citare un brano in particolare mi risulta davvero difficile, perché tutti hanno carisma e fascino e fanno godere di sensazioni a volte impalpabili e confuse, ma sicuramente sensazioni. Positive. Sensazioni rock. Welcome back, PJ. E grazie. Disco da ascoltare da oggi fino alla vecchiaia.


Black Lips - 200 Million Thousand. Se avessi la possibilità di giudicare i dischi con delle stellette, beh, questo mi metterebbe in seria difficoltà. 4 stelle e mezzo su 5. Se dovessi giudicare in decimi, allora sarebbero 9 su 10. Sporchi, rozzi, fradici d’alcool… Sicuramente eccessivi nelle loro performance live, sicuramente affascinanti nelle loro incisioni. Dico solo che mi è sembrato di tornare indietro negli anni. Parecchio, indietro. Mi è sembrato di ascoltare a tratti un disco dei Velvet Underground, e non sto bestemmiando. Avranno copiato, si saranno ispirati, poco mi importa e ancor di meno mi interessa. È un gran gran bel disco e qui lo scrivo e qui lo confermo. Continuate ad ubriacarvi, ragazzi. Continuate ad esagerare. Chi se ne frega. Purchè continuate a regalarci (quantomeno a regalarmi) musica così straordinaria. Non sono eccitato né esaltato, ma sicuramente entusiasta. Come raramente mi accade. Evviva.

08 aprile, 2009

Fuori dal coro

Ormai sono trascorsi più di due giorni. E adesso scrivo. Il bilancio attuale parla di 272 morti, una trentina di dispersi, quasi un centinaio di feriti gravi, decine di migliaia di sfollati. Gente senza casa. Gente che non ha più una casa. Una tragedia. Indiscutibile. Immane. Catastrofica. Commovente.


Ma non scrivo per fornire numeri che già stasera saranno aggiornati con nuovi numeri. Non scrivo per commuovere qualcuno con del falso pietismo o con dell’orrido buonismo. Scrivo per lamentarmi. Per criticare. Per uscire dal coro di facce tristi. La mia è una faccia incazzata. E vado a spiegare il perché.

Innanzi tutto sono incazzato coi giornalisti. Coi giornalisti stupidi, che col loro pietismo spudoratamente falso, dietro a compensi che riceveranno per le trasferte e le interviste e ancor più dietro la ricerca di situazioni e interviste che possano loro dare una certa esposizione mediatica, porgono alle vittime del terremoto domande del tipo: Cosa ha provato? Come si sente? Come ha reagito? Cosa ha intenzione di fare? Perché avete dormito in macchina?..... E così via, in una escalation incredibile di stupidità che li porta a chiedere altre cose tipo: Avete avuto paura? Come vi trovate a dormire nella tendopoli? Avete mangiato?..... E ogni volta che sento porgere una domanda del genere, cambio canale o addirittura spengo la tv. Io spaccherei la faccia, ad un testa di cazzo che mi fa una domanda del genere.

Sono incazzato con Berlusconi. Non è una novità, lo so. Ma, caro Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, non prenderti al solito meriti che non ti appartengono. La macchina dei soccorsi è stata rapida ed efficiente, è vero. Ma non è merito tuo, gran caro testa di cazzo. Piuttosto di chi ha abbandonato tutto e tutti per correre in soccorso di chi aveva (e ha) un enorme bisogno di aiuto. È merito di chi, a mani nude, ha scavato tra le macerie in disperata ricerca di sopravvissuti. È merito loro, non tuo.


Sono incazzato con chi propone iniziative del tipo: annulliamo il montepremi del superenalotto e doniamolo a chi ne ha bisogno. Oppure tipo: rimandiamo a casa quegli idioti di tutti i reality e doniamo i montepremi. Non sono d’accordo. Per nulla. Il problema non sono i soldi, cerchiamo di rendercene conto. Tra quelli messi a disposizione dal Governo e dall’Unione Europea e quelli che verranno raccolti dalle varie iniziative benefiche, il problema non sono “i soldi”. Il problema è COME VERRANNO SPESI, “i soldi”. Memore di avvenimenti catastrofici avvenuti anche 40 anni fa, e a conoscenza del fatto che c’è chi vive ancora in dei capannoni, è questo, a mio avviso, il vero problema. COME verranno spesi i soldi. Per quanto riguarda le donazioni, io mi fido dell’organizzazione Mediafriends Onlus, che ha sempre dato un resoconto ed un tornaconto di come hanno speso i soldi raccolti.


Sono incazzato con chi si preoccupa, in questo momento, del patrimonio culturale. Senza offesa per nessuno, ma che cascassero giù t
utte le chiese e tutto il patrimonio artistico de L’Aquila, purchè rimanga in piedi qualche casa. Ci sono bambini che non possono andare a scuola, che non possono farsi una doccia e che non hanno niente con cui giocare. Questo è il problema. I bambini (innanzi tutto, i bambini, ma anche i grandi) hanno bisogno di una casa FISICA. La casa del Signore invece può essere ovunque ci sia ed ovunque c’è qualcuno che invoca il suo nome. Anche all’aria aperta. Non occorre essere circondati da pregiati ornamenti o cupole o crocifissi d’oro.


Sono incazzato con chi dice che in Giappone o in America non ci sarebbero state tutte queste vittime. Le loro sono costruzioni molto più recenti di quelle che costituivano il centro de L’Aquila. Cerchiamo di renderci conto anche di questo.

Sono incazzato con il falso pietismo e il falso buonismo. L’ho già detto, lo so. Che annulla i programmi tv già programmati e fa visualizzare sui nostri schermi false facce tristi che parlano con un falso tono di voce triste. Non mi va proprio giù. Perché allora non sospendono anche le pubblicità allegre e scherzose? Ooops, dimenticavo: la pubblicità porta soldi. Che stupido che sono. Uno stupido incazzato. Che odia IL FALSO PIETISMO e IL FALSO BUONISMO. Uno stupido che ha sempre elogiato, apprezzato ed ammirato una persona che, consapevole di essere vicino al traguardo finale della propria vita terrena, fu in grado di scrivere una canzone dal titolo: The Show Must Go On. Perché l’interruzione di una o più vite non deve interrompere né alterare la vita degli altri, siano essi sopravvissuti o spettatori. Lo spettacolo deve andare avanti. Bisogna piangere e rimboccarsi le maniche. Magari continuando a piangere. Ma andare avanti. The Show Must Go On.