21 maggio, 2007

Dolore

Ogni volta che mi separo da mia Figlia, mi dico: “questa è la volta peggiore di tutte”. E poi invece la volta successiva è ancora peggiore della precedente. Questa è stata la volta peggiore di tutte. Vero, è l'ultima. Ma è stata la peggiore. È toccato a me questa volta prendere l’aereo per ritornare “a casa”. Per fare rientro a Torino. Dopo quasi 2 mesi di nulla fare (nel senso di non lavorare) e di riposo, ho dovuto fare rientro. Ho dovuto curare il mio collo, dopo l’incidente di cui avevo scritto qui. Dopo lo schifo: le minacce della Ditta, il dovere sostenere personalmente le spese per le cure mediche, le successive minacce telefoniche di farmela “pagare” quando sarei tornato a lavorare… è tornata l’ora di riprendere il lavoro. E quindi di rientrare a Torino. Fra qualche ora torno a lavorare. Minacciato. Ma non è certo questo a procurarmi dolore. No. E nemmeno la schiena che mi sono dovuto spezzare per pulire “casa”. Chiusa da parecchio tempo, era parecchio impolverata. E siccome la mia “sindrome da casalinga frustrata”, come mi disse una volta qualcuno, non accenna a voler guarire o anche solo diminuire, mi sono spaccato la schiena a spolverare tutto e pulire tutto per benino. E di cose da spolverare ne ho abbastanza. Mi ci vorrebbero delle vetrinette, per far sì che la polvere non si vada a depositare su tutti gli oggetti e oggettini che tengo sui mobili, sui comodini, sulle librerie e su qualsiasi cosa possa trasformarsi in un piano d’appoggio. Mi ci vorrebbero. Ma per ora rimangono nella lista delle cose che un giorno comprerò. Un giorno. Magari quando potrò anche avere una casa tutta mia. Giorno che al momento appare proprio molto lontano. Ma non è nemmeno questo, che mi procura dolore. E nemmeno aver dovuto pagare le varie bollette e spese e spese impreviste tipo la batteria della macchina. No. Questo, in fondo, fa parte del vivere da soli. Della normale routine del vivere soli: pulire, cucinare, pagare bollette… A procurarmi dolore è stato salire a bordo di quell’aereo. E, ancora prima, dover entrare in ascensore con le valigie, per dirigermi per l’appunto all’aeroporto. Il saluto con mia madre. Le ho rivisto in faccia l’espressione di quelli che ormai sono diventati 5 anni fa. Un giorno che non dimenticherò mai. Una sera, anzi. In cui mi recai, solo, al porto per imbarcarmi con la macchina e venire qui. Una sera. In cui salutai tanto speranzoso quanto piangente la mia Bimba e i miei genitori. Speranzoso di poter trovare con una certa facilità un lavoro che mi avrebbe consentito di far salire la Piccola al più presto. Sono trascorsi 5 anni. E continuiamo a fare sali e scendi. E più passa il tempo… più i distacchi diventano dolorosi. Si invecchia anche nell’animo, oltre che fisicamente. E ci si indebolisce anche nell’animo, oltre che fisicamente. Perché la stanchezza ha un peso incalcolabile. E le spalle, anche se continuano a reggere il peso, cominciano a curvarsi. Un ultimo panino con le panelle, in compagnia della mia Bimba, di fronte al mare, e poi l’avvio verso l’imbarco. Un ultimo abbraccio e un ultimo bacio… e poi il distacco fisico. Mentre mi facevano togliere gli stivali per passare sotto un metal detector. Voltarsi in continuazione. Cercare in continuazione gli occhi di colei che continuo a definire la mia unica e vera ragione di vita. Vivo per Lei. Non posso morire per Lei. Camminare un po’ come un gambero. Per guardarla fino alla fine. Perché adesso… quando ci rivedremo? Non so. Un mese? Due? Anche un solo giorno, è per me uno strazio. Una tortura. Un’altra fucilata alla mia armatura. Che, resistente per quanto possa essere, non è indistruttibile. Anche perché i proiettili diventano sempre più somiglianti a delle palle di cannone… Incamminarmi verso l’aereo con un peso addosso mille miliardi di volte superiore a quello della pesante valigia piena di dvd che portavo in spalla. Dolore. Dolore che si protrae da 5 anni. Pesante, dolore. Salire sull’aereo, camminare per quel corridoio fino alla fine dell’aereo. Ultima fila. Ultimo posto vicino al finestrino rimasto disponibile. Per poter dare un’ultima occhiata al mare, prima di prendere la rotta per Torino. Il mare di Palermo, intendo. E scattare un’ultima foto. Mentre camminavo per quel corridoio, i miei occhi si posavano sulle ragazze sedute da sole e carine. Ma non era una distrazione. Avveniva in automatico. Ormai sono convinto che non sia il mio istinto a farmi fare certe cose e a lanciare certi sguardi. Sono malato. È una malattia che mi impedisce di ignorare le donne. Perché le guardavo anche se non le volevo. Ma lo facevo. Volevo solo tornare indietro. Stracciare il biglietto. Riabbracciare la mia Piccola. Mi sono seduto. Ho guardato la pista. E poi le montagne e poi il mare. E poi le nuvole. E poi siamo arrivati. E poi ho recuperato l’altra valigia. Quella coi vestiti. Ho cucinato. Pulito. Pagato. Non voglio vedere nessuno. Non voglio parlare. Non vorrei lavorare. Ma ancora qualche ora e dovrò farlo. Fare tutte queste cose. Con dolore. Col dolore. Con un dolore terribilmente penetrante e terribilmente doloroso. Il dolore della lontananza di mia Figlia. Cosa, può darmi sollievo? Cosa, potrebbe darmelo? Nulla. Assolutamente niente di nulla. Mi manca la mia Bimba. Da impazzire. Di dolore. E di testa. E di animo. Dolore…
Non sto scrivendo per cercare conforto o parole di sostegno. No. Anzi, senza offesa per nessuno, le troverei banali e stupide. Non si dovrebbe mai cercare di confortare o alleviare un dolore di cui non si conosce l’entità. Di cui non si conosce la spaventosa e terrificante intensità e forza distruttiva interiore. E voglio augurarmi che nessuno tra i miei lettori stia vivendo lontano dai propri Figli. Per cui non voglio parole o consigli o abbracci. E allora perché scrivo? Perché ho sempre pensato e sostenuto che nel momento in cui scriviamo i nostri pensieri, questi prendono corpo e vita. Solo scrivendoli, si possono catalogare, studiare, filtrare, conservare, gettare, sviluppare e quant’altro. Solo nel momento in cui i nostri pensieri diventano qualcosa di “concreto”, possiamo rivederli e capirli ed elaborarli o metabolizzarli. Per questo, scrivo del mio dolore. Per dare fisicità ai miei pensieri. E al mio dolore. Ed essendo ora divenuti corporei… posso adesso celebrarne il funerale. Già. Perché ho la morte nel cuore.

08 maggio, 2007

Finalmente!!!

Lo avevo ordinato poco dopo l'uscita nelle librerie. Uscito il 2 maggio, ordinato il 4 maggio, oggi 8 maggio è finalmente in mio possesso. Ben più grande di quanto avessi immaginato: 28 cm x 22 cm. L'ultimo libro su Jim Morrison. Che non è solo un libro. "Questo libro è un diario fotografico e un memoriale in prima persona, nella speranza di riuscire a presentarvi il Jim Morrison che ho conosciuto. Non è lo stesso Jim Morrison ritratto da altri ma se lo cercherete tra le righe di questi racconti, nelle sfumature delle sue parole e nelle luci e ombre delle mie fotografie, scoprirete una persona che non dimenticherete più. Frank Lisciandro." Amico di Jim, Frank Lisciandro ha sempre volutamente evitato qualsiasi tipo di specularità economica. A differenza dei reduci Doors. Finora, più che qualche intervista, non aveva rilasciato. Custodendo l'enorme materiale fotografico e video riguardante Jim. E gli enormi ricordi di avvenimenti vissuti insieme. Adesso che i libri, i video, le registrazioni e quant'altro ancora si possa immaginare riguardo Jim, invadono scaffali di librerie e di discherie... ecco finalmente che la voce di Frank Lisciandro prende la parola. Per raccontarci le esperienze vissute accanto a questo eterno ragazzo. Per mostrarci quei lati e quegli aspetti della sua personalità che solo un amico potrebbe raccontarci... E inserendo una serie incredibile di foto. Attimi. Immortalati nell'eternità e per l'eternità. Perchè, per dirla tanto franca quanto banale, "Jim è ancora vivo". Per dirla con parole mie, invece, nessuno muore finchè verrà custodito nella memoria di qualcuno che lo ama. E la gente che continua ad amare Jim... continuiamo ad essere davvero tanti. "When the music's NOT over"... Corro a divorarmi le pagine del libro. Ah....: Frank Lisciandro - Jim Morrison, Diario Fotografico - Edizione Giunti - 176 pagine - Prezzo: 19,50 euro. Cliccando sulle foto, potete vederle più grandi e dettagliate...

03 maggio, 2007

Intermezzo

Questa è la storia di un uomo. Un uomo che passeggiava per i boschi. Ogni tanto saltellante, ogni tanto riposante. Su qualche tronco d’albero che poteva ricordare lo schienale di una poltrona. Ogni tanto estasiato. Nel vedere i raggi del sole filtrare tra i fitti rami degli alberi. Un uomo comune, insomma. Che gradiva più le giornate di sole, rispetto a quelle di pioggia. Che amava sentire lo scrosciare dell’acqua del fiume e il cinguettio dei uccelli e il rumore dei passi di chissà quale animale. Quando questi calpestavano mucchi di foglie secche o si dissetavano alla sorgente del fiume. Un uomo sempre più comune, insomma.
Finchè un giorno udì provenire dal fiume un rumore diverso dai soliti. Una fanciulla vi si stava rinfrescando. Senza pudori. E senza esitazioni. Che strano essere, pensò l
’uomo. Un essere molto più bello di tutte le bellezze che finora aveva visto e in mezzo alle quali era vissuto. Simile a lui, ma diverso, da lui. Fisicamente. Il canto che usciva dalla sua bocca invece era composto da parole familiari. Era simile a lui, ma diverso da lui, ma parlava come lui. Ma, mentre si interrogava su come potersi avvicinare ad essa senza farla fuggire, ecco che un orso spuntò alle spalle della fanciulla. L’orso, molto più curioso e molto più deciso nei suoi pensieri, decise che di qualunque essere si trattasse, sicuramente sarebbe stato un cibo ben più prelibato dei soliti pesci. E così adesso era ormai alle sue spalle, pronto a mettere in atto le sue idee. L’uomo allora abbandonò i suoi dubbiosi e curiosi pensieri e in men che non si dica costruì un’arma coi primi rami che capitarono tra le sue mani. Rami curvi. Che lavorati in fretta ma con cura, si tramutarono in un affilato oggetto da lanciare verso l’orso. Per proteggere la fanciulla. Ma la forza usata per il lancio fu troppa. Così che, dopo aver colpito e stordito l’orso, l’arma fece ritorno verso l’uomo. Un boomerang. Aveva involontariamente costruito un boomerang. Che con violenza tornò verso di lui, colpendolo mortalmente. Nelle fasi di agonia che precedettero la sua morte, l’uomo fu avvicinato dall’orso e dalla fanciulla. Che lo guardarono perplessi. E fu la fanciulla a parlare, potendo farsi capire dall’uomo. E gli chiese perché lo avesse fatto. Per proteggerti, rispose sorridendo l’uomo. Un sorriso bagnato da copiose e abbondanti lacrime di dolore. Ma la fanciulla si chinò verso di lui. E senza commozione alcuna lo schiaffeggiò. Stupido, avresti dovuto attendere, gli disse. Avrei potuto uccidere quest’orso senza il minimo sforzo, con la sola forza delle mie mani, gli disse. Avrei potuto farmi sbranare da quest’orso perché così avevo scelto di fare, gli disse. Avremmo potuto lottare e vedere chi sarebbe rimasto vivo, gli disse. Avremmo addirittura potuto diventare amici!, disse ancora. Chi, ha chiesto la tua protezione?, gli chiese. L’uomo rimase senza parole. Interdetto. Incredulo. Con le lacrime che si mescolavano al sangue. Col dolore che si mescolava allo stupore. Con la Vita che si mescolava alla Morte. Aveva solo cercato di proteggerla… E questo, fu il suo ultimo pensiero. Inutile. Esattamente come la precedente azione. E gratuito. Esattamente come la precedente azione. Avrebbe potuto spendere un pensiero al ricordo di uno dei suoi ricordi… Ma ciò che rimase nel tempo, nel suo tempo, nel suo non tempo e nel tempo che ormai non aveva più, ciò che rimase era solo una frase, accompagnata da un’azione: volevo solo proteggerti. E ora che l’uomo è morto? Definitivamente, morto? Crudelmente, morto? Mortalmente, morto? Che ne è stato della fanciulla e dell’orso? Beh, questa è un’altra storia…

01 maggio, 2007

10 post in 1

Con una certa colpevolezza, con un certo ritardo e con un certo senso di colpa verso il mio blog, rimedio al lungo silenzio musicale di questo mese e mezzo circa... Tra Scamarcio, incipit e cinema, ho trascurato le parole che diversi post avrebbero dovuto ospitare. Commenti ridotti all'osso, dunque, per commentare adesso, di getto, ben 53 album...

Air - Pocket Symphony. Tecno-malinconico. Voto: 8
Akon – Konvicted. Super Rap con super featuring. Voto: 6 (non è il mio gen
ere!)
Arctic Monkeys - Favourite Worst Nightmare. Si confermano straordinariamente rock e rock-genuini. Voto: 9
Ashley Tisdale – Headstrong. “Figlia” di Disney Channel e tra
i protagonisti di High School Musical. Per ragazzi. Voto: (nemmeno Millefate gradisce più di tanto…).
Avril Lavigne - The Best Damn Thing. Spumeggiante, aggressiva, occhio se ti morde, bene così. Voto: 7. L’ho proposta a Millefate come alternativa ai suoi soliti cd. Ha funzionato in parte.
Biagio Antonacci - Vicky Love. Continuo a rimandarne l’ascolto. Proprio
non mi va!... Voto: s.v.
Blonde Redhead – 23. Piacevoli solo a sprazzi. Deludenti. Voto: 5
Bryan Ferry – Dylanesque. Cover. Blues. Maturità. Dura troppo poco! Voto:
Cascada - Everytime We Touch. Zum zum zum. Evvai, si balla! Voto: 3
Daniele Silvestri - Il Latitante. Intelligente. Sopraffino. Ironico e divertente. Straordinario l’inizio. Voto:
Daughtry – Daughtry. Simil-Nickelback. Poca originalità, molto qu
alunquismo. Voto: 6
Eamon - Love And Pain. Mr. “Fuck you” si è confessato. Niente parolacce, ritmi uguali. Sentita una, le hai sentite tutte. Voto:

Ennio Morricone - We all love Ennio Morricone. Sontuoso tributo. Grand
i nomi per già note melodie. Voto: 7
Enter Shikari - Take To The Skies. Rock duro. Molti intermezzi.
Perdibile. Voto: 4
Fabrizio Bosso With Strings - You've Changed. Pacato. D’altri tempi. Ma a volte troppo banale, stile “pianobarchepalle”. Cover. Voto: 6 (senza nulla togliere alla maestr
ia dei musicisti).
Fall Out Boy - Infinity On High. Ho gradito. Buon rock. Voto:
Frida Hyvönen – Untilathes. Meno di mezz’ora. Troppo troppo poco. Sembra la giovane Joni Mitchell, solo piano. Forse per malinconia… ma m’è piaciuto.
Voto: 8
Good Charlotte - Good Morning Revival. Non si risparmiano. 15 tracce. Ma non capisco se è una conferma o solo un b-side del precedente disco. Dubbioso. Voto: 7
Halloween - Horror Fire. I Metallica hanno sparpagliato discepoli in tutto il mondo. Più o meno talentuosi. Troppo lungo. Ok cd di un’ora e 10 circa, ma non va bene inserire tracce senza la dovuta qualità. Voto:
Hilary Duff – Dignity. Altra “figlia” di Disney Channel. Gioca a fare la grande, nonostante abbia solo 19 anni. Anche questo disco ha deluso Millefate. Notevolmente. A me fa… cagare. Voto: 3 per me. Voto: 5 per Millefate.

Jennifer Lopez - Como Ama Una Mujer. Latineggiante. Dentro binari commerciali ben studiati. Lei è indubbiamente in gamba (oltre che culona). Voto: 7½
Joss Stone - Introducing Joss Stone. Ho gradito molto di più il di
sco d’esordio. Voto: 6
Justine Timberlake - Futuresex-Lovesounds. Bravo, per carità, ma non è proprio il mio genere neanche questo… Voto: 5 (bravo, ma mi nausea troppo, un intero disco di Justine Timberlake!).
Kaiser Chiefs - Your Truly Angry. Altra gran bella conferma.
Adoratori degli anni ’80, gradisco con piacere. Voto:
Kelly Jones - Only The Names Have Been Changed. Ex Stereophonics. Gran disco. Grande “tristezza”. Splendide melodie. Voto:
Kings Of Leon - Because of The Times. Bella la copertina. Ancora rock. Ancora ben fatto. Voto:
La Menade - Conflitti e sogni. È solo un EP. Solo 6 canzoni. Voce femminile. Promettenti. Voto: 7
Machine Head - The Blackening. Hard rock. Trace lunghe. Vocione. Chitar
rone. Voto: 7-
Macy Gray – Big. Adoro la sua voce rauca. Anche se adesso è meno “cattiva”. Vo
to: 7+
Manowar - Gods Of War. Epico l’inizio. Non per niente sono tra i fondatori dell’epic metal. Cori, archi, voce possente (stile Jesus Christ Superstar), ritmi che variano, accelerano, vocione che prende il microfono, chitarre elettriche che prevalgono… Grand’opera. Voto: 9
Marillion - Somewhere Else. Beh… sono i Marillion! E questo basta come b
iglietto da visita. A me piacciono. Anche sto disco. Voto: (forse esagerato, ma…)
Mark Ronson – Version. Robbie Williams, Daptone Horns, Lily Allen, P
hantom Planet… tutti amici suoi. Tutti a cantare per questo dj. Tipo compilation. Voto:
Martin Luther - Rebel Soul Music. Che è soul lo dice il titolo del disco. Che è decisamente mediocre lo dico io. Voto: 5-
Nada - Luna In Piena. Ma quanto mi piace, sta Donna?!? E (anche per
questo ma non solo) l’ascolto volentieri. Voto:
Neil Young - Live At Massey Hall. Neil Young dal vivo. Coi Crazy Horse. Perfetto. Inossidabile. Brividi assicurati. Voto:
Nine Inch Nails - Year Zero. Potenti. Estremi. Sperimentali. Claustrofobici, dicono quelli bravi. Voto: 8+
Paolo Nutini - These Streets. Splendida la prima parte del disco. Rewind è un gioiellino. Credevo fosse di colore, dalla voce. Scopro da Millefate che è un tipo da rivista. Brutto per me, bello per Lei. Accantonato Tiziano Ferro, ora è lui a… massacrarmi les ballons! Voto: la prima parte del disco. 8++ tutto l’album.
Patti Smith – Twelve. 12 cover celebri. Sbavavo, in attesa di ascoltarlo. Nirvana, Doors, Jimi Hendrix, Jefferson Airplane… rivisti e ricantati dalla grande Patti. Ma il disco è mono-corda e mono-nota. La più grossa delusion
e musicale ricevuta negli ultimi periodi. Voto: mi rifiuto di scrivere ciò che, ahimè, penso…
Perturbazione - Pianissimo-Fortissimo. Colto. Consigliato. Musica per palati fini e menti aperte. Voto:
Pino Daniele - Il Mio Nome E' Pino Daniele E V
ivo Qui. Mi è bastato sentire il singolo Back Home. Lontano, lontanissimo dal Pino Daniele che tutt’oggi mi piace ascoltare. Il primo, primissimo Pino Daniele… Prima o poi troverò il coraggio di sentire questo nuovo disco… Voto: s.v.
Robin Thicke - The Evolution Of Robin Thicke. Soul. Ma non m’entusiasma. Voto: 6
Ry Cooder - My Name Is Buddy. Tirate fuori le scatolette di fagioli. Raggiungete Paperon de’ Paperoni sulla riva del fiume Klondike per cercar oro… Folk. Puro. Voto: 7+ (grande coraggio!)
Simone Cristicchi - Dall'Altra Parte Del Cancello. Quando Cristicchi cant
a come Cristicchi e non una reinterpretazione de L’italiano di Toto Cutugno e nemmeno la canzone di Sanremo, mi piace. Voto: 7-
Simply Red – Stay. Soliti. Soft. Perderli non è un reato. Perdeteli. Voto: 5
Sunrise Avenue - On The Way To Wonderland. Grintoso. E piacevole. Voto:
Switches - Heart Turned To Dead. Una gran gran bella sorpresa. Voto: 9-
The Arcade Fire - Neon Bible. Tutti li vogliono. Vogliono cantare con loro. Io a tratti li trovo grandiosi. A tratti pallosi. Voto: 7-
The Fray - How To Save A Life. Abbastanza commerciali. Vanno bene in viaggio. E in mp3. non di più. Voto:

The Horrors - Strange House. Cupi. Un fenomeno. Dei ragazzi. Spacconi. Voto:
The Soulsavers - It's Not How Far You Fall It's The Way You Land. Bel disco.
Punto. Voto: 9-
The Stooges - The Weirdness. Grandiosi. Grandissimi. Iggy Popo e i suoi
sono tornati! E alla grande!! Voto:
Tracey Thorn - Out Of The Woods. Le hanno confezionato un album stile Everything But The Girl. Ma non sono loro. La voce della Thorn è rimasta intatta e sublime. Le canzoni però non sono alla sua altezza. Assoluta
mente. Voto: 5-
Verdena – Requiem. Per chi come me rincoglionisce letteralmente, col Requiem di Mozart, il titolo può sembrare “eccessivo” e inadatto. Così è. Ma l’originalità del rock italiano passa attraverso le loro sonorità e le loro ricerche musicali. Così è. Voto: