26 ottobre, 2006

Chi... sono... ?

(di Davide Algozzino)

Le Fate mi evitano.
I Demoni mi inseguono.
Gli Angeli mi deridono.
I Folletti si nascondono.
I Fantasmi mi sono amici.

(Uccido chi mi ama.)
I ricordi mi straziano.

22 ottobre, 2006

Scemo chi legge

Mi rendo sempre più conto che la gente non legge. Che sia per negligenza, per ignoranza, per mancanza di istruzione, per lagnusìa, o semplicemente per il gusto di parlare a vanvera… questo non so dire. Questo non mi è dato sapere. Questo mi è ignoto. Ma la gente non legge. Questo è un dato di fatto. E quindi la gente chiede. Chiede cose che potrebbe semplicemente leggere, ottenendo così le risposte cercate e desiderate. Evitando così di proporre e insistere domande assolutamente inutili. Sì, perché se non rispondi alla domanda stupida, insistono. Esistono domande stupide? Ma le domande in genere non sono utili? Non sono segno di volere capire, scoprire, interpretare, conoscere?... Anche. Anche, perché esistono eccome, le domande stupide. E sono quelle superflue. Sono quelle la cui risposta è scritta davanti al tuo naso. Sotto ai tuoi occhi. Sono domande che assolutamente andrebbero evitate. Per risparmiare fiato. Per dosare meglio le parole. Per non passare per stupidi. Ma effettivamente chi è stupido nemmeno si rende conto che gli altri lo stanno giudicando per uno stupido e come uno stupido. E la gente si incazza. Ammatula. E spropositamente. Perché io mi rifiuto di rispondere a una domanda stupida. Mi sentirei stupido a mia volta. Ma non rimango in silenzio. Non ignoro. Indico il punto preciso di fronte al loro labbro superiore in cui è indicata e scritta e svelata la risposta. E in tutta risposta mi sento dire “ma perché, lei non me lo può dire”, a ancora “ma vaffanculo!” e ancora “ma sa che è veramente molto gentile, lei??” (ovviamente in tono ironico, è solo una frase un po’ più lunga del vaffanculo diretto, ma comunque un vaffanculo indiretto) e ancora “mi siddìa, leggere”. Ed è a questo punto, che ignoro. Qualsiasi altra parola venga pronunciata in seguito ad una di queste frasi, la ignoro del tutto. Che sia nuovamente la stessa domanda o un improperio o una lacrima o un cazzotto in pieno viso… a quel punto ignoro e volto la testa dall’altra parte. Che si incazzino ulteriormente. Che pensino che sono uno stronzo. Tanto, non lo scriveranno mai. Perché se non leggono, figuriamoci scrivere!! E so già che, terminata la sfuriata nei miei confronti, la stessa domanda verrà riproposta a chi incontreranno subito dopo di me. Troveranno qualcuno più gentile di me, che fornirà loro la stupida risposta alla stupida domanda (cioè l’inutile risposta all’inutile domanda). E qualcuno con il quale poter dunque schernire il precedente vastaso (cioè io) che non aveva loro risposto. E qualcuno che farà tornare il sorriso sul loro volto. Volto i cui occhi ancora una volta dunque non leggeranno la risposta tra le righe o sulle righe. E volti che dunque continueranno a proporre domande… stupide. Solo perché… la gente non legge. La gente si rifiuta di leggere. E io mi rifiuto di interloquire con chi non legge. Sarà anche un diritto della mia persona, no? Sarà anche una scelta di vita, no? Sarà anche solo una minchiata, no? Ma a me piace leggere. Mentre la gente non legge.
Ed è per questo, che mi è tornata in mente la frase che, scherzosamente, scrivevamo da bambini sui muri o sui diari o sui quaderni o sui libri o su semplici pezzi di carta: "scemo chi legge". Alle volte modificato con parole ben più offensive, che "scemo". Era un gioco. Era uno scherzo. Era una burla. Era un passatempo. Oggi sembra invece preoccupantemente e paurosamente reale...

Leggendo, per abitudine, qualsiasi cosa, ho trovato questo bel cartello in un bagno pubblico. E questa bella scritta per terra. Mi sono piaciute. Le ho fotografate. Le pubblico. Se vorrete leggerle, senza per questo sentirvi scemi...


Traduzione dal siciliano all’italiano:
Lagnusìa = ozio, inoperosità.
Ammatula = inutilmente, invano.
Siddìa = voce del verbo “siddiare”, cioè infastidirsi, scocciarsi.
Vastaso = rozzo, villano, ineducato.
Minchiata = minchiata.

16 ottobre, 2006

Random

Si può riuscire a scrivere dopo una lunga e pesante giornata di lavoro? Esistono delle condizioni mentali e fisiche adatte o propizie, per poter scrivere? E con questa domanda marzulliana, inizio la stesura di questo post.
Dopo la decisione di non scrivere più lunghi post… e dopo l’”innovazione” dei link sulle foto degli artisti, che indirizzano direttamente sui loro siti ufficiali… ora anche la novità dei colori delle parole. Parole colorate. E forse dunque meno monotone. Ma dipenderà dall’argomento.
È questo un periodo di “ritorni eccellenti”, di “secondi album” (e quindi di ricerche di conferma) e di consigli. In base a questi fattori, ho inserito una serie di album ne
l mio lettore mp3. Ho programmato la riproduzione “random”. A muzzo. (A casaccio). E così mi sono stati “proposti”.

LILY ALLEN – Alright, Still. Appena ho sentito una voce d’usignolo che cantava Smile, sono passato direttamente al disco successivo. Non l’ho ascoltato.

EVANESCENCE – The Open Door. Dopo il successo di Fallen, la band dell’Arkansas è tornata con un album sulla scia del precedente." Cavallo che vince…" Manca un pezzo trainante come lo fu Bring Me To Life, ma Sweet Sacrifice non si fa certo disprezzare. Neanche Cloud Nine e Lose Control. La “nota negativa” è che si potrebbero tutte miscelare facendo venir fuori una sola canzone… e senza notare il passaggio dall’una all’altra. La voce di Amy Lee è sempre graffiante e aggressiva e quasi soffocata, strozzata. Ma riesce ad addolcirsi sulle note di Lithium e Good Enough. La mia canzone preferita è comunque All That I’m Living For.

MOTORHEAD – Kiss Of Death. Uaoh! Sucker mette subito le cose in chiaro. In questo disco non si ballano lenti. Assolutamente. Piuttosto si agita la testa avanti e indietro, facendo muovere i capelli su e giù. Barcollando a destra e a sinistra, magari pogando… Energia pura, cattiva (nel senso buono), voce decisa e vigorosa. Chitarre potenti. Batteria da sfinimento. Una positiva scarica di adrenalina e di sangue in movimento dritto al cervello. Ogni tanto fa proprio bene.

RICCARDO SINIGALLIA - Incontri A Metà Strada. Dopo i Motorhead… Sinigallia è un tocco di romanticismo, sentimenti, passione, pianoforte, chitarra acustica… È tutto sublime e soave. Ma è tutto sempre molto simile ai Tiromancino. Un po’ meno progressivo e molto più classico, ma molto molto simile. Nel modo di cantare. Nel modo di suonare. (Non per niente, Sinigallia è un ex-Tiromancino!). “Se potessi incontratri ancora, avrei poche cose da dirti, altre da darti, ma non so in quale posto venire a cercarti… Mi basta pensarti lontana da qui per sentire il silenzio degli anni che ho scelto di vivere…”. Incontri A Metà Strada è un ottimo album. Di ottima fattura. Di ottime musiche e arrangiamenti. Di ottime emozioni. Che ogni tanto fanno proprio bene.

SLAYER – Christ Illusion. Minchia. Altro che Motorhead! In confronto agli Slayer, sembrano Riccardo Cocciante!... Da riascoltare. Magari una canzone oggi e un’altra domani… Ritmi troppo forsennati. Altro che pogare. Qui c’è da schiattare… Sono passato al disco successivo.

EAGLES OF DEATH METAL – Death By Sexy. Altro progetto musicale di Josh Homme, già fondatore di Kyuss, Queens Of The Stone Age e Desert Sessions. Ma, nonostante l’aggressività del nome del gruppo, i suoni presenti in questo disco sono tutt’altro che metal o Eagles o di Morte. Si alternano piacevolmente country, blues, rock, suoni da cantina. 13 brani che scorrono via piacevolmente, con l’impressione di sentire (finalmente) della musica da pub. In presa diretta. Senza ritocchi. Con una buona birra in mano. Ogni tanto fa proprio bene.

CISCO – La Lunga Notte. Un piccolo grande capolavoro. Cisco, voce storica dei Modena City Ramblers, si cimenta nel suo primo disco solista. E lo fa alla grande. Alla grandissima. Suoni che ricordano De Andrè. Suoni che sembrano trascinare la tua fantasia in Irlanda. Suoni fortemente acustici. “Possa ogni giorno portarti il suo dono e ritrovarti sempre come se il mondo finisse stanotte”… Rende omaggio a George Best (Best) e a Leonard Cohen (Sister Of Mercy). Ma, soprattutto, esprime rabbia e dissenso. E voglia che le cose cambino. In meglio. Ogni tanto farebbe proprio bene.

ZITA SWOON – A Band In A Box. Altro consiglio elargitomi, dopo gli Eagles Of Death Metal (Foolys) e Riccardo Sinigallia (Cinicus). Gli Zita Swoon mi sono stati suggeriti da Ninfa Dei Boschi. Gruppo belga. Mai sentiti nominare prima. Ho ascoltato 7 loro dischi in poco più di un giorno. A Band In A Box è una sorta di “the best”, trattandosi di un concerto registrato nel 2005. Ma non aspettatevi un concerto di quelli dove si sentono urlare le ragazzine o le folle che cantano in coro il ritornello (che oggi si chiama “inciso”) delle loro canzoni. A Band In A Box è un disco cantato sottovoce. Un concerto da camera. Carico di positive atmosfere. Atmosfere dolci, romantiche, sensuali, intime. Canzoni cantate in inglese e canzoni cantate nella loro lingua, in francese. Che risultano poi essere proprio le più intime. Atmosfere folk, blues… Atmosfere assolutamente da ascoltare. Più di ogni tanto, fa proprio bene.

Ecco. Mi chiedevo inizialmente se si può riuscire a scrivere dopo una lunga e pesante giornata di lavoro. Sì, si può. Gli Zita Swoon mi hanno accompagnato (e mi hanno aiutato). Metto punto e salvo. Aggiungo le copertine e i link e invio il post. E poi inserirò altri dischi nel mio lettore mp3. Perché la musica non può finire… Perché un sogno senza musica è solo un’illusione.

E i “ritorni eccellenti”, i “secondi album” e i “consigli” non sono finiti…

09 ottobre, 2006

Il ragazzo

Il ragazzo ha capelli rossi ed occhi blu
Pantaloni corti ed uno strappo proprio lì
Amici nel quartiere non ne ha
E quando va a giocare dove va?

Il ragazzo sale molto spesso sopra un albero che sa
Sceglie un ramo e cerca il punto esatto dove muore la città
E’ quasi ora di cena quando viene giù
Suo padre ormai non lo capisce più

E con gli occhi dentro il piatto lui
Mangia molto ma non parla mai
Ha una luce strana dentro agli occhi

E qualcuno l’ha chiamata cattiveria

Ma poi
Chissà la gente che ne sa
Chissà la gente che ne sa
Dei suoi pensieri sul cuscino, che ne sa
Della sua luna in fondo al pozzo, che ne sa
Dei suoi segreti e del suo mondo

Il ragazzo cresce sempre solo e non si sente solo mai
Ha una voglia strana in fondo al cuore che nemmeno lui lo sa
Se sia paura o libertà
Se sia paura oppure libertà

Il ragazzo sale molto spesso sopra un albero che saT
utto solo sopra un ramo guarda il cielo forse anche più in là
E’ quasi ora di cena quando viene giù
Suo padre ormai non lo capisce più

E con gli occhi dentro il piatto lui
Mangia molto ma non parla mai

Ha una luce strana dentro agli occhi
E qualcuno l’ha chiamata cattiveria

Ma poi
Chissà la gente che ne sa
Chissà la gente che ne sa
Dei suoi pensieri sul cuscino, che ne sa
Della sua luna in fondo al pozzo, che ne sa
Dei suoi segreti e del suo mondo, che ne sa
Della sua luna in fondo al pozzo
Della sua luna in fondo al pozzo, che ne sa
Dei suoi segreti e del suo mondo
Dei suoi pensieri sul cuscino, che ne sa
Della sua luna in fondo al pozzo, che ne sa


"Il ragazzo" è tratto dall'album
"Alice non lo sa",
di Francesco De Gregori,
copyright 1973.
Testo e musica
di Francesco De Gregori.

05 ottobre, 2006

3 pensieri. 3 cazzate. (Dipende).

  1. Mio fratello Foolys continua ad illustrare sul suo blog le differenze tra Italia e Francia, da un punto di vista professionale per quanto riguarda i fumettisti, i disegnatori, gli artisti della china. Con la bilancia che pende nettamente verso la sponda francese. Professionalmente ed economicamente. Non ha certo bisogno del mio sostegno, né quantomeno che io gli dia manforte. Ma io aggiungo comunque che un autista guadagna in Francia 1420 euro al mese per 33 ore settimanali di lavoro, e 1640 euro per 34 ore di lavoro alla settimana. Non so se sia lordo o netto. Ma il mio lordo, per 39 ore settimanali di lavoro, ammonta a 1278,33 euro al mese. Lordi. Chi vuole può farmi i conti in tasca. Chi vuole può schifarsi senza bisogno dell’ausilio di una calcolatrice.
  2. Non sopporto lavare i piatti (e le pentole). Pulisco, spolvero, cucino, cucio, stiro, lavo le tende, cambio le lenzuola, pulisco i balconi, il bagno, la cucina… Ma non sopporto fare i piatti. E odio mangiare nei piatti di plastica. E al momento non posso permettermi una lavastoviglie. E allora continuo a lamentarmi. E a odiare l’atto del lavare i piatti (e le pentole). (Mentre magari penso anche al mio stipendio e a quello di un mio collega francese…)
  3. Sono sempre più convinto che la Morte, nella sua crudeltà, sia molto più corretta della Vita. La Morte mette un punto (più o meno definitivo, dipende da ciò in cui si crede o si spera riguardo il “dopo”). La Vita dà la nuova e continua speranza che a una disavventura o ad una disgrazia possa succedere o seguire una gioia o una soddisfazione. La Vita alimenta speranze che invece non si verificano. La Vita non è corretta. La Morte invece lo è. La Vita è illusoria. La Morte è realistica. La Vita si finge buona. La Morte non mente: è crudele. La Vita è bastarda e scorretta e senza alcun codice d’onore. La Morte è una Signora.

03 ottobre, 2006

Musica

Sono tornato ad ascoltare della musica. Non che mi abbia circondato il silenzio. Non potrei mai nemmeno immaginare di essere circondato dal silenzio. Magari silenzio di non dialogo, sì. Magari silenzio di non squilli di telefono, sì. Magari silenzio di non televisione, sì. Ma silenzio nel senso di silenzio assoluto, no. Mai. È solo che non avevo ascoltato musica. Ma parole, con ogni tanto un po’ di musica. Ho ascoltato delle registrazioni (integrali) di diverse puntate di Viva Radio 2 di FIORELLO E BALDINI. E mi sono divertito. Non devo certo essere né posso certo essere io, fautore o autore di ottime parole nei confronti di Rosario Fiorello. Com’è che si chiamano adesso quelli come lui? Entertainer, se non sbaglio. Comici, una volta. Ma effettivamente Fiorello è qualcosa in più, che un comico. È simpatico, originale, spigliato, divertente, amato da grandi e piccini e da uomini e donne. Vabbè. Entertainer. Non ho detto cantante, anche se ha inciso dei dischi. La sua parte canterina (tranne quando imita famosi personaggi), è quella che meno mi piace. Ma mi sono divertito ad ascoltare le registrazioni di diverse puntate di Viva Radio 2. In attesa delle nuove dirette, a partire dal 9 ottobre.
Terminata non tanto la voglia, quanto piuttosto le puntate, allora ho rimesso orecchio a un po’ di musica. Terminata la voglia di ridere, è tornata la voglia di criticare. Di aspettarmi qualcosa da qualcuno. Di avere delusa l’attesa di ciò che mi aspettavo. E così è stato. Ma così è anche non stato. E allora. Torno alla “vecchia formula” dei 5 dischi per post.

IRON MAIDEN. A Matter of Life and Death. Un cazzo da dire. Niente da criticare. Semplicemente incredibili. Contro corrente. Contro le mode. Contro la vecchiaia. Contro le nuove rock band. Contro qualsiasi piano, verrebbe di sbattere qualsiasi oggetto a tempo di musica, ascoltandoli. Coinvolgenti. Genuini. Different World apre il loro nuovo disco. Nuovo, a 26 anni di distanza dal primo. E 26 anni indietro sembra di tornare! Rock puro. E ballate rock pure. Tipo The Reincarnation Of Benjamin e tipo il brano di chiusura, The Legacy. For The Greater Good Of God fa rizzare i peli delle braccia: basso, batteria, assolo di chiatarra… meravigliosamente Iron Maiden. Bruce Dickinson mantiene, all’età di 48 anni, una voce piacevolmente graffiante e ruggente. Bel disco, davvero.

JAMES MORRISON. Undiscovered. Scrivo di lui subito dopo gli Iron Maiden per poterlo massacrare meglio. Inglese. Quasi omonimo di un americano, tale James Douglas Morrison noto ai più come Jim Morrison. Probabilmente invidioso (io) di tale omonimia (sua), l’attuale mister Morrison mi sta altamente sul culo. Più che Morrison, avrebbe dovuto chiamarsi Blunt, di cognome. Così sarebbe stato perfettamente omonimo di James Blunt. E infatti la sua musica è sputatamene precisa a quella di James Blunt. Ma proprio precisa precisa. Niente di nuovo. Niente di imperdibile, niente che valga la pena di acquistare. 13 canzoni di cui nessuna verrà ricordata nel tempo. Se non da mister Morrison. E magari da James Blunt, che dirà: “ma chi minchia è questo qui che cerca di imitarmi così male?”. Ed è quanto dire.

BOB DYLAN. Modern Times. Nasale era la voce del giovane Bob Dylan. Rabbiosa (nel senso di cane rabbioso) è adesso la voce di colui che John Lennon citò nella sua God (“I don’t believe in Zimmermann”…). I Beatles lo odiavano, i Doors lo odiavano, Joan Baez lo lanciò e se lo scopò. Era il 1961. Ma, amore o odio, Dylan è stato capace di grandi composizioni. Brani indimenticabili. Manifestazioni storiche. Gran testa di cazzo con un carattere di merda, Dylan ha sfornato un buon disco. Un altro buon disco. Mr. Tambourine Man e Blowin’ In The Wind rimarranno brani irripetibili e inarrivabili, ma canzoni come Ain't Talkin, When The Deal Goes Down, Workingman's Blues 2, sono ballate che si fanno ascoltare con piacere. Come le altre 7 che completano questo disco. E spero che, sia James Blunt sia James Morrison, lo ascoltino. Per capire come va suonata una chitarra. E come va cantata una canzone pop-country-blues-folk (Dylan è tutto questo, no?)

MADELEINE PEYROUX. Half The Perfect World. C’è ancora chi canta il jazz, dopo Ella Fitzgerald e Billie Holiday (ma ovviamente il paragone è nemmeno pensabile!). Ammetto la mia ignoranza. Chissà quante altre cantanti hanno proposto dischi magari migliori di questo. Ma io non le ho mai ascoltate. Ho ascoltato invece questo disco e mi è piaciuto. E mi piace. Cantato un po’ in americano e un po’ in francese, le 12 canzoni qui presenti sono estremamente piacevoli da ascoltare per una mente che si vuole rilassare e che magari vuole scrivere un post. E che magari vuole muovere le proprie anche a tempo di jazz e/o cantare un inglese maccheronico impugnando il manico di una scopa a mo’ di microfono. Brava la Peyroux. Farò in modo di ascoltare anche i suoi precedenti 3 album pubblicati. Con la viva speranza che mi piacciano quanto questo.

THE MARS VOLTA. Amputechture. Un’incredibile sorpresa. Un’incredibile sbigottimento. Un’incredibile incredulità. Canzoni di 11 minuti, una addirittura di 16 minuti e 41 secondi!! E da dove saltano fuori, questi? Non è il loro primo album, sono già giunti a quota 3. Ma qui le loro ispirazioni progressive rock e le loro capacità di improvvisazione sono meravigliosamente esaltate. 8 brani apparentemente interminabili, a guardarne la durata. 8 brani che scivolano via tra note che ricordano Genesis, Pink Floyd, Led Zeppelin. Certo, paragoni azzardati, ma richiami musicali azzeccati. E un brano spagnoleggiante e struggente, Asilos Magdalena, che ben si adatterebbe alle immagini di un film di Pedro Almodòvar. Con una donna corrente e piangente in una distesa gialla di campi di pannocchie, pensierosa e ricordosa e ansiosa di un abbraccio. Mentre una chitarra elettrica che sempre più prepotente fa udire il proprio suono pugnala le sue speranze e i suoi dolori. Rendendola libera e leggera. Bisognosa e bastosa di un suo sorriso allo specchio… No, non è un film di Almodòvar. È la visione che ho visto mentre udivo e mentre scrivevo. E mentre la vedevo, la scrivevo. E mentre continuo a scrivere e finisco di scrivere, lascio che le note di Viscera Eyes mi accompagnino ancora anche nella pubblicazione del post… E lo fanno piacevolmente e graditamente.

Novità. Grossa, novità (almeno per me!). Cliccando sulle foto delle copertine degli album o semplicemente sulle foto, sarete indirizzati sul sito ufficiale degli artisti in questione. Per chi volesse saperne di più. O per chi volesse semplicemente curiosare...