24 aprile, 2007

Metti che... Scamarcio venga aggredito

Metti che apri il giornale e trovi un trafiletto che recita: “Questa sera alle ore 21,00 al cinema Arlecchino il regista Daniele Luchetti con agli attori Riccardo Scamarcio e Elio Germano saluteranno il pubblico in sala.”
Metti che tu abbia una Figlia di 10 anni che impazzisce per Riccardo Scamarcio. Da oggi chiamerò mia Figlia “Millefa
te”. È stata dura, ma alla fine abbiamo trovato un bel nick con la quale identificarla… Dunque, come potevo non cogliere l’occasione per far “incontrare” Millefate con Riccardo Scamarcio? Magari ci poteva scappare una foto o un autografo o niente di tutto ciò, ma comunque l’avrebbe visto “dal vivo”…
Metti che, dopo oltre un’ora e mezza di attesa siamo riusciti a comprare
i biglietti per lo spettacolo unico che il cinema proponeva.
Metti che, tornati a casa per “rifocillarci”, dopo un’oretta siamo scesi nuovamente per tornare al cinema in modo da essere tra i primi ad entrare e per poter magari sederci nelle prime file, in modo da vedere più da vicino Scamarcio.
Metti che, attaccati al cordone d’ingresso, la gente arrivava sempre più numerosa, cominciando a spingere da dietro. Creando difficoltà agli addetti della sicur
ezza. E creando difficoltà ad un padre che voleva sì far vedere Scamarcio a sua Figlia, ma che non voleva certo che questa si facesse male!
Metti che improvvisamente decidono di far entrare e la gente (le ragazzine, sarebbe meglio dire) si fiondino come schegge impazzite all’interno della sala cinematografica. Perdo di vista Millefate, che era già al di là del cordone. Entro spingendo e spintonando, con gli occhi impazziti alla ricerca della mia Cucciola. Non la vedo. Un ragazzo richiama la mia attenzione. È il nipote dei proprietari del cinema, con cui avevo scambiato qualche parole durante l’attesa. Ha fatto sedere Millefate nel posto migliore, e tiene occupato un posto anche per me. Bene. Tutto sembra procedere bene, nonostante qualche apprensione. Siamo seduti a solo mezzo metro da dove Riccardo Scamarcio si posizionerà per colloquiare col pubblico. La Piccola è evidentemente contenta ed entusiasta. Si avvicina il momento in cui vedrà molto da vicino uno dei suoi idoli maschili.
Metti che mi guardi intorno. E quello che vedo sono ragazzine vestite come se dovessero andare a cena con Scamarcio. Ragazzine che si truccano, si guardano negli specchietti, tengono i telefonini pronti a scattare foto. Anch’io. No
n mi trucco. Ma finalmente mi sento una persona e non più un attaccapanni con le gambe. Ho potuto poggiare su un seggiolino le nostre giacchette e lo zainetto. Millefate tiene in mano un poster ed un pennarello. Nella speranza di un autografo. Io mi sono armato di videocamera e fotocamera. Per non perdere nemmeno un istante. Nemmeno un istante di mia Figlia, se dovesse riuscire ad avvicinarsi. Farle una foto con Scamarcio. Questo, ora voglio.
Metti che l’attesa aumenti. Le urla pure. I minuti passano e sembra che ormai tutte abbiano trovato una collocazione all’interno del cinema. Chi più vicino, chi più lontano… Intanto, una sola canzone risuona all’interno della sala: Ma che freddo fa di Nada. Non nella versione originale, ma in quella rifatta nel 1998 col “Nada trio”: Nada, per l’appunto, Fausto Mesolella alla chitarra e Ferruccio Spinetti della "Piccola Orchestra Avion Travel" al contrabbasso. Una bellissima reinterpretazione. Ma sentirla 10, 20, 30 volte consecutive comincia a stancarmi… Per fortuna, sedute accanto a me due ragazze (non ragazzine) decisamente più pacate rispetto al resto della folla. Non urlano. Aspettano sì Scamarcio, ma con compostezza. Con impazienza sì, ma anche con intelligenza. Scambio qualche parola con loro. Scherziamo. Bene anche questo. Intanto la Cucciola comincia a mangiucchiarsi le unghie. È normale. È naturale. Sono contento.
Metti ch
e finalmente arrivi Scamarcio. E, illuminato da un occhio di bue, faccia il suo trionfale ingresso. Che poi, non è arrivato solo Scamarcio, ma anche Luchetti e Germano. Ma non li caga nessuno. È arrivato Scamarcio e basta. Delirio. Urla. Trionfo. Movimento. Corsa. Assalto. Fiume umano. Fiume urlante. Fiume schiacciante. Tutte in piedi. Tutte verso Scamarcio. Tutte di corsa. Tutte pressano. Tutte spingono. Verso Scamarcio. Nessuna è più seduta. Scamarcio viene chiuso in un angolo. Chiede di stare calme. Calme. Piano. Qualcuno, impugnato il microfono, invita alla calma. A tornare ai propri posti. Perdo di vista mia Figlia, gettatasi nell’onda umana che punta dritto verso Scamarcio. È buio intorno a me. O forse non è buio. Ma l’occhio di bue crea quest’effetto. Vedo solo una luce bianca. La faccia di Scamarcio disgustata. Ecco la Piccola. La proteggo. Ho una fila di seggiolini tra me e Lei. Non so quale istinto non mi fa spegnere la videocamera. Forse perché voglio riprendere per lei il suo attore preferito. La mano sinistra continua ad impugnarla. La videocamera. La mano destra si aggiunge a quella dei bodyguard. Faccio cordone. Non per proteggere Scamarcio, ma per proteggere il sangue del mio sangue. La mia vita. Non posso permettere che si faccia male. Mai. Non se ci sono io.
Metti che intanto Scamarci
o si arrampichi su quello che sembra un piccolo palco davanti allo schermo. Non è un palco. Avevano detto che non era agibile. Ma chi glielo dice a Scamarcio? Chi ha piacere e voglia di buttarlo nelle grinfie di queste ragazzine agguerrite e disposte a tutto pur di toccarlo?? Nessuno gli dice niente, infatti. Almeno qui, il buonsenso ha la meglio. Urla. Mi sento spaccare il braccio. Ma tengo duro. Non mollo. Il mio braccio a proteggere la Piccola. La vedo. È emozionata. Ride. È felice. Stringe i pugni. E poi applaude. E poi urla. E ride ancora. Ma non spinge. Le brillano gli occhi.
Metti che non doveva andare così. Scamarcio adesso è irraggiungibile. Possono spingere quanto vogliono, nessuna riuscirà a salire lassù. Le ragazze con cui parlavo prima, sono ancora accanto a me.
Sono io ad essere quasi addosso a loro. Spingono anche me. E io finisco quasi addosso a loro. Ma per fortuna queste due non sono indemoniate come le altre. Non spingono e non si lamentano. Circa 7 minuti. Tanto è durato l’incontro col pubblico. Impossibile parlare. Bastava che Scamarcio avvicinasse il microfono alla bocca, che partissero urla disumane. Le facce del regista e degli attori sembravano incredule. Adesso, al sicuro dall’aggressione, ogni tanto riuscivano a sorridere. Più per la situazione assurda, che per divertimento. Increduli.
Metti dunque che, dopo qualche frase di circostanza, regista e attori abbandonino la sala attraverso una delle uscite di sicurezza. Scamarcio si sporge per toccare la mano a qualcuna. E qu
alcuna ci riesce. Beate loro. La Piccola non c’è riuscita. Forse per colpa mia. L’ho trattenuta. Era troppo lontana dalle mani di Scamarcio. Non ce l’avrebbe fatta. Così ho valutato. Avrebbe solo rischiato di beccarsi qualche gomitata. Non aveva la cattiveria per potergli toccare la mano. Non la cattiveria delle altre.
Metti che, p
er placare gli animi, decidano di iniziare subito la proiezione del film. E come faccio a vedere il film dalla seconda fila??? Tutto sudato! Devo raccogliere le giacche da terra. Cercare di capire qualcosa. Guardare in faccia mia Figlia! Vederle brillare gli occhi. Leggere sul suo volto la delusione per non aver potuto ottenere un autografo. Né una foto…
Metti che il ragazzo di prima, con un labbro mezzo spaccato per aver aiutato i bodyguard anche senza averne la prestanza fisica, accolga la mia richiesta. Facendomi così avere 2 biglietti omaggio per tornare al cinema con calma. Per poter finalmente vedere “Mio fratello è figlio unico”. Usciamo dalla sala. Mettiamo le giacche. Un po’ mi dispiace non aver visto il film insieme a quelle ragazze. Forse anche più di un po’. Ma sto già parlando coi poveri bodyguard, che a quel punto commentavano un po’ tristemente che erano troppo pochi, rispetto alla folla che c’era. E poi ancora con un giornalista. Che si lamentava de
l fatto che tutte quelle ragazzine non fossero lì per vedere il film, ma solo per Scamarcio. Gli ho detto che c’è da guardare anche il lato positivo. Che grazie a lui i cinema incassano e le ragazzine cominciano anche a leggere, seppur si tratti solo di libri di Federico Moccia… Intanto penso ancora a quelle ragazze.
Metti che poi ci incamminiamo verso casa. A piedi. Millefate mangia il suo panino. Io non ho fame, per il momento. L’indomani dirà a scuola che ha visto Sca
marcio. Non le crederanno, perché non ha né autografo né foto insieme a lui. Ma abbiamo il video. Abbiamo le foto. Anche quelle in cui Scamarcio ha espressioni e pose che i giornali e le riviste solitamente scartano. Le crederanno, le dico. (Le hanno creduto, n.d.r.).
Metti che tragga le mie conclusioni. La Piccola è contenta. Scamarcio è bellissimo anche dal vivo. Lei ricorderà questo. Io invece ricorderò quella che continuo a definire una vera e propria aggressione n
ei confronti di un emergente attore italiano che deve ancora dimostrare il suo valore, oltre la bellezza. Aggressione, esatto. Non trovo altri termini o aggettivi. A nessuno fregava niente di quello che avrebbe detto o pensato. A tutte importava solo vederlo e toccarlo. E questa non si chiama, in altri contesti, violenza? E perché non chiamarla così anche in questo contesto? Violenza non è solo quando si ammazza qualcuno. Violenza è anche mettere a tacere le persone. Violenza è annullare le persone e trasformarle in oggetti o foto. Mi piacerebbe un giorno parlare con Scamarcio. Lontano dai riflettori, fumando una sigaretta. E poterlo giudicare. Fare una foto e farmi firmare un autografo. Ma sto passando dalla cronaca alla fantasia. Dalla cronaca di una violenta aggressione alla fantasia di contorni educati, pacati e silenziosi. Già. Impossibile. Via le fantasie. Rimane solo la cronaca. La triste cronaca di una foto mancata e di un autografo non ottenuto. A causa di assurde violenze. O che quantomeno io non riesco a capire…

E ora, in coda a questo lungo post, il video integrale di quanto accaduto. Per chi volesse andare direttamente su YouTube, l’indirizzo è questo: http://www.youtube.com/watch?v=7_ejYX3mu7k
Do per scontato, forse erroneamente, che chi legga disponga di una connessione adsl. Se così non fosse e si avessero quindi difficoltà per visualizzare il video, allora contattatemi. Vi proporrò metodi alternativi. Stessa cosa per chi volesse vedere il video in qualità migliore e con la possibilità di saltare con più facilità da un punto all’altro dello stesso. Magari presto ne proporrò una versione “edit”…

22 aprile, 2007

5 incipit

Ammetto la mia ignoranza. Ho dovuto ricorrere ad un dizionario per trovare e scoprire il significato di “incipit”: s.m.inv., lat. 1 TS codicol., filol., formula o frase con cui ha inizio un testo CO inizio, esordio di un’opera letteraria, spec. narrativa: l’i. di un romanzo 2 TS mus., note o battute iniziali di un brano. Ecco. Si fosse trattato di incipit musicali, sarei fortemente entrato in crisi, per la difficoltà della scelta. Trattandosi di incipit letterari… entro lo stesso in crisi, essendo qui a Palermo i miei libri chiusi dentro vari cartoni. Ed essendo gli altri libri a Torino e quindi al momento non consultabili. E allora? Allora non metto fine a questa catena da blog nella quale mi ha invischiato il buon fratellino Foolys, ma ne affido il compito a mia Figlia… devo trovarle un nickname. Tipo “Millecanalina” o “Lady_Millecanali”… Un bel nick, però. E sì. Prestino, ma è arrivata l’ora. Così come è arrivata per Lei l’ora di conoscere la storia del Che, di Salvador Allende e dei desaparecidos. Prestino anche questo, no? Io venni a conoscenza di questi fatti storici… un bel po’ d’anni dopo i 10. Ma non potendo esimermi dal portarla a vedere “Mio fratello è figlio unico” (Riccardo Scamarcio “chiama”!), voglio che comprenda i fatti di cui ho letto che si tratta in questo film: destra e sinistra sul finire degli anni ’60 e inizio dei ’70. Non so se si parlerà del Che, ma comunque ha appreso qualcosa che non dimenticherà mai.

Passiamo agli incipit. Anche la Piccola è entrata in crisi, dovendone scegliere solo 5. Al termine di una faticosa cernita, ecco qui le sue scelte:

1. Un tempo lontano, quando avevo sei anni, in un libro sulle foreste primordiali, intitolato " Storie vissute della natura", vidi un magnifico disegno. Rappresentava un serpente boa nell'atto di inghiottire un animale. Eccovi la copia del disegno. C'era scritto: "I boa ingoiano la loro preda tutta intera, senza masticarla. Dopo di che non riescono più a muoversi e dormono durante i sei mesi che la digestione richiede". Meditai a lungo sulle avventure della jungla. E a mia volta riuscii a tracciare il mio primo disegno. Il mio disegno numero uno. Era cosí: Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava. Ma mi risposero: "Spaventare? Perché mai, uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?"
(Antoine de Saint-Exupéry – Il Piccolo Principe)

2. Questa è una storia di tanto tempo fa, quando vostro nonno era ancora bambino, ed è molto importante perché fa vedere come siano cominciati i va’ e vieni dalla terra di Narnja. In quei tempi Sherlock Holmes abitava ancora in Baker Street e i sei ragazzi Bastable cercavano tesori in piena Londra, sulla Lewisham Road. Allora gli insegnanti erano più severi di adesso e se eravate maschi vi costringevano a portare un fastidiosissimo colletto inamidato. Però si mangiava meglio: per quanto riguarda i dolci, non vi dico quanto erano buoni e a buon mercato perché non voglio farvi venire inutilmente l’acquolina in bocca. Sempre a quei tempi, viveva a Londra una ragazzetta che si chiamava Polly Plummer.
(C.S. Lewis – Le Cronache di Narnja)

3. Da oltre mille anni, a mezzanotte precisa, nelle case di Fairy Oak avviene un fatto magico: minuscole fate luminose raccontano storie di bambini a streghe dagli occhi buoni, emozionate e attente. Insolito, vero?! Tutti sanno che fate e streghe non vanno d’accordo e che alle streghe i bambini non piacciono affatto. Ma siamo nella valle di Verdepiano, nel villaggio di Fairy Oak e qui le cose vanno sempre un po’ diversamente…
(Elisabetta Gnone – Fairy Oak-Il Segreto delle Gemelle)

4. Natale non sembrerà Natale senza nemmeno un regalo – brontolò Jo sdraiata sul tappeto.
- E’ terribile essere poveri – sospirò Meg guardando il suo vecchio vestito.
- Non mi sembra giusto che tante ragazze abbiano un mucchio di belle cose ed altre proprio niente – aggiunse la piccola Amy tirando su il naso, imbronciata.
- Abbiamo però la mamma, il papà e tutte noi – disse Beth, soddisfatta, dal suo cantuccio.
I quattro giovani visi illuminati dai bagliori del fuoco si rasserenarono a quelle liete parole, ma si rabbuiarono di nuovo quando Jo disse tristemente: - non lo abbiamo, il papà, e chissà per quanto tempo non lo avremo! Non disse: forse mai più, ma ciascuna lo aggiunse tacitamente pensando al padre tanto lontano, là sul campo di battaglia.
(Louisa M. Alcott – Piccole Donne)

5. Quando Mary Lennox giunse nella grande proprietà di Misselthwaite per viverci con suo zio, tutti la trovarono veramente poco simpatica. Ed era anche vero. Il suo corpicino magrissimo, i capelli più gialli che biondi e l’espressione stizzosa del suo visino smunto non facevano certamente di lei una bella bambina. La sua carnagione era gialla quasi come i capelli, perché era nata in India ed era sempre stata piuttosto gracile.
(F.H. Burnett – Il Giardino Segreto)

6. (Bonus incipit) Il vento ululava nella notte, portando con sè un odore che avrebbe cambiato il mondo. Uno Spettro, alto e flessuoso, alzò la testa per fiutare l’aria; aveva sembianze umane, ma i suoi capelli erano cremisi e gli occhi rossi come braci incandescenti. Battè più volte le palpebre, perplesso. Il messaggio era inequivocabile: stavano arrivando. E se fosse stata una trappola? Soppesò ogni eventualità, poi ordinò in tono gelido: “Sparpagliatevi: nascondetevi dietro gli alberi e i cespugli. Fermate chiunque si avvicini… o morite.”
(Christopher Paolini – Eragon)

7. (Ghost incipit) Tutti i vari “Harry Potter” di J.K. Rowling. (In fremente attesa dell'epilogo finale!!!)

Ed infine, essendo questa una catena, coinvolgerò: Artemisia, NinfaDeiBoschi, Roibeard, Chicca, Cinicus.

20 aprile, 2007

Laboratorio

(di Davide Algozzino)

Esperimenti di follia.
Il laboratorio della mia mente
reagisce negativamente
agli stimoli energetici
del mondo.
Fallito.
La follia ha prevalso

sulla ragione di un meccanismo
troppo perfetto
per poterci giocare...
Freccette scagliatevi contro

senza centrare il bersaglio
ma attraversandolo
per colpire un povero
innocente.
Demoniaco.
Come gli esperimenti di follia

che mi hanno portato
alla disperazione.
Volere fuggire dalla felicità
con una freccia alle spalle
per trovare la morte
in un laboratorio di esperimenti
del mondo.
Demoniaco.
Come il laboratorio
della mia mente
che non reagisce più
agli stimoli della mia follia.
Demoniaca.
Prevalsa dalla morte.
In una sala divertimenti.
Conficcata da una freccia
scagliata senza senso
da un omino con barba
e capelli corti.
Spacciatore di idee.
Ed assassino.
Morte...
A me,
pazzo scienziato
di un non laboratorio
del mio non io.
Conficcato come poster
nella mia stanza...
con una freccetta...
tirata fuori bersaglio...
dal mio omino.
O io.
O tu.
O lei.
O noi.
Comunque
assassini...

Disegno realizzato (cortesemente) da Sergio "Foolys" Algozzino.

15 aprile, 2007

Cinema

Vedere un film al cinema è tutt’altra cosa che vederlo in divx o in dvd. E per questo cerco di portare quanto più posso la mia Bimba al cinema. Per gustarne la magia. L’attesa prima del film, la pausa tra un tempo e l’altro, le voci degli spettatori, le risate o gli applausi, i commenti a voce alta… E poi i popcorn, i titoli di coda, le luci che si accendono e i meravigliosi suoni del dolby surround o quello che è. E quindi andiamo al cinema. Ma, se a Torino la mia Bimba continua a pagare il biglietto ridotto, ecco che qui a Palermo paga invece il biglietto intero. E dunque andare al cinema ci costa ben 15 euro.Mi scusi, ma fino a che età è la riduzione?”. “Fino a 7 anni”. “Ma com’è che a Torino invece è fino a 12 anni?”. “Perché è a discrezione del gestore”.Ah. Ho capito”. Quando c’è da criticare, critico. Anche a Palermo. Dove si applica una discrezione totalmente assurda. E vabbè. La magia del cinema rimane. Anche se a prezzo più alto. Che quindi mi “costringe” ad andare al cinema una sola volta la settimana, e non due volte come invece a Torino, dove nelle ore diurne addirittura la riduzione viene applicata anche a me, che non sono né bambino, né anziano, né militare, né studente, né portatore di handicap. Pazienza.

Abbiamo visto “Un ponte per Terabithia”. Devo dire che dopo essermi sciroppato “Tre metri sopra il cielo” e “Ho voglia di te”, è stato un vero toccasana. “Tre metri sopr
a etc etc” l’ho visto in dvd. Con la Piccola che in continuazione mi diceva: “nel libro invece...”, oppure “hanno saltato questo e quello…”, o ancora “io questo me l’ero immaginato diverso…”. Una tortura! Un po’ come era già successo con “Eragon”. E così le ho impedito di leggere il libro “Ho voglia di te” fin quando non abbiamo visto il film. Così, niente commenti. Ugualmente una tortura. Proprio niente di divertente o appassionante o indimenticabile o toccante. Ma… c’è Riccardo Scamarcio! Accidenti. Basta questo, no? E sì. Riccardo Scamarcio. L’idolo delle ragazzine, delle teenagers e delle donne. Beh, devo ammettere che tra i vari poster che campeggiano nella stanza di mia Figlia, sicuramente lui è il più belloccio. E non mi è antipatico come tutti gli altri biondini tipo Jesse McCartney o Zac Efron o come gli altri tipo Daniel Radcliffe-Harry Potter o Elijah Wood-Frodo. Se poi sento Scamarcio che alla dichiarazione che ci sono ragazzine che vedono il film, alla fine escono e ricomprano subito il biglietto per rientrare e passano l'intera giornata guardando e riguardano il film, risponde qualcosa tipo: “sono contento per il cinema, perché io sono un attore e se questo mio successo può fare bene al cinema, che ben venga”… oppure ancora che dice qualcosa tipo: “non mi preoccupa che i ragazzi scrivano sui muri 3msc, mi preoccupa che scrivano solo quello”… beh, così dicendo si attira le mie simpatie. E poi non mi sembra uno che se la tira più di tanto. Non va dietro a tutte le ragazzine che si strappano i capelli per il "loro idolo", ma sta con una donna 14 anni più grande di lui… Mi sta simpatico. Sbarazzino, niente gel, capelli scompigliati, sorriso simpatico… Spero (più per lui che per me) di vederlo presto in un film più… film. Più all’altezza. “Mio fratello è figlio unico” potrebbe esserlo. O forse no. Vedrò. Vedremo.

Dunque, dopo questa sviolinata a favore di Riccardo Scamarcio (l’avevo promessa a mia Figlia!), torniamo a “Un ponte per Terabithia”. Di cui è ri-usc
ito il libro, quasi in contemporanea con l’uscita del film. Il libro è di Katherine Paterson, del 1976. Mondadori ha fatto in fretta a cambiare la copertina, utilizzando la locandina del film, e ad aggiornare il prezzo a 16 euro. Business. E vabbè. E' una storia che ha molto da insegnare. Un ragazzino con svariati problemi familiari e di aggregazione scolastica che si rifugia nel mondo del disegno, e una ragazzina che all’improvviso irrompe nella sua vita, diventando non solo la sua nuova vicina di casa e compagna di scuola, ma anche sua amica. Che lo aiuterà ad ampliare il suo mondo fantasioso, abbinando ai disegni anche delle parole, in modo tale da poter costruire un intero Regno. Terabithia, per l’appunto. Ma la realtà è sempre presente, a riportare Jess coi piedi per terra. Far convivere i due mondi non sarà per nulla facile. “Chiudi gli occhi e tieni ben aperta la mente”, è la frase portante del film. Finchè… quello che non ci aspettavamo. Il film era filato via che era una bellezza. Effetti speciali col contagocce, giusto solo e quando servivano. Recitazione spensierata, ottima e coinvolgente. Argomenti interessanti e ben trattati e raffigurati. Finchè… Leslie, l’amica di Jess, muore. Attanagliando il ragazzo tra mille rimorsi di coscienza, perché una sua precedente azione, se fosse stata diversa, avrebbe potuto evitare il dramma. Tristezza. Da paura. Avevo gli occhi stracolmi di lacrime. Se non odiassi le lacrime, avrei pianto. Sono rientrate, trasformandosi in un bestiale nodo in gola. Alla fine del film… la vita va avanti, il Regno di Terabithia continuerà comunque ad esistere, compreso un nuovo modo per entrarvi, per l’appunto un “ponte”. Alla fine del film il commento della Piccola è stato: “bruuuttoo!”. Non avevamo molte parole da dire. Abbiamo sperato che alla fine il solito colpo di scena riportasse Leslie in vita. E invece niente. La vita va avanti. Portando nei nostri cuori le persone che amiamo anche quando queste dovessero venire a mancare fisicamente. Una lezione che abbiamo già imparato qualche anno fa. Non avevamo bisogno di vederla rappresentata anche in un film. Che continuo a giudicare molto bello. Ma che molta tristezza ci ha inculcato. Tornato a casa, mi getto su internet e scopro che la Paterson scrisse il libro per aiutare il figlio David a superare la tragica morte di una cara amica. Lodevole. Davvero. Comprerò il libro. Anche se è aumentato il prezzo di copertina. Anche se mia Figlia non lo vuole leggere. Triste ma bello.

E allora, dopo cena, abbiamo visto un film in divx: “L’uomo perfetto”, con… Riccardo Scamarcio! E vabbè. Ma abbiamo riso, con questa commedia scorrevole e divertente. Il cinema deve far riflettere. Deve insegnare. Ma certe volte bisogna anche (e solamente) ridere. Perché anche una sola risata può aprire la porta verso il Regno più fantastico: quello della felicità.

06 aprile, 2007

Pasqua in famiglia

So che mi lamento sempre. È una delle “caratteristiche” che mi contraddistingue. Non sono mai contento. Alla ricerca di una perfezione che non esiste. O alla ricerca di una perfezione che non riesco a percepire e capire in quanto non sono felice. E mai potrò esserlo finchè vivrò lontano da mia Figlia. Ok. Niente vittimismo. Solo lamentele. L’incidente occorsomi la scorsa settimana mi ha “concesso” di poter tornare nuovamente giù a Palermo. Prima del previsto. I tempi di attesa per poter fare fisioterapia qui a Torino sono allucinatamente lunghi. Diverso è giù a Palermo. Subito dopo la visita fisiatrica, mi iniziano le terapia rieducativa e curativa di un collo che continua a dolere e a dare fastidio. Qualcosa dunque funziona meglio al sud, rispetto che al nord. Lunedì scorso ho dunque cominciato a cercare informazioni sui voli per poter fare un biglietto di sola andata per la mia Terra. Sola andata, sì. Il ritorno dipende da quando il mio collo sarà nuovamente come prima dell’incidente. E giungiamo così alla lamentela. Capisco che siamo sotto periodo di feste. Pasqua, Pasquetta… Ma vendere un biglietto aereo alla cifra di circa 300 euro, lo trovo davvero assurdo e inaccettabile. È tutto quasi “sold out”. Beato chi può organizzarsi le ferie e i viaggi con largo margine di tempo e dunque acquistare i biglietti a tariffe agevolate e ridotte. Ma… porca miseria, devo andare a Palermo, non a New York! Tra 90 euro e 300 euro, c’è una differenza economica abissale!! E la cosa che meno giustifica questa differenza di prezzo consiste proprio nel fatto, a mio modo di vedere, che chi paga 300 euro viaggia di fianco a chi ne paga 90. Senza distinzioni o differenze. Non viene servito champagne al posto della coca cola. Non vengono date bistecche al posto dei salatini. E non viene fatto vedere un film in prima tv. Nessuno, vede film. Appena un’ora e 40 minuti di volo!!! E uno scarto di oltre 200 euro sui biglietti. Non potendo spendere una tale cifra per un biglietto di sola andata (solitamente andata e ritorno costano circa 200 euro!), allora partirò domenica, giorno di Pasqua. Per la modica cifra di “soli” 136 euro. È assurdo. Inaccettabile. Scandaloso. Ma, soprattutto, vergognoso. Comunque. Domenica riabbraccerò la mia Bimba. Questo è l'importante. Ma la prossima volta organizzerò un volo Torino-New York-Palermo. Sicuramente mi costerà meno.

Sto finendo di leggere l’ennesimo ultimo libro uscito sui Doors. “The Doors 1967-2007. Le porte sono ancora aperte”, di Fabio Rapizza, edito da Editori Riuniti. Il libro è scorrevole e piacevole. Ma ovviamente tratta le solite e medesime e trite e ritrite cose. I soliti avvenimenti. Anche se questo non è un libro su Jim Morrison, ma sull’intera band. E parla molto degli aspetti “tecnici” che hanno caratterizzato le incisioni di tutti i dischi dei Doors. Comprese marche e modelli degli strumenti utilizzati per farlo. Perdibile? Il prezzo è contenuto: 14 euro. Si può quindi acquistare. Ma il libro migliore che ho letto è stato indubbiamente “Nessuno uscirà vivo di qui”, di Jerry Hopkins e Daniel Sugerman, ai tempi che lo acquistai edizione Rockbooks Gammalibri, oggi invece Kaos Edizioni. Su internet trovo che oggi costa 18 euro (meno delle 35.000 lire del 1993!). Sicuramente il libro più completo di testimonianze e verità su Jim Morrison e sulla sua vita con e senza i Doors. Questo, senza dubbio è imperdibile (per chi ama il genere e il personaggio, ovviamente).

Sono finalmente riuscito ad inserire un sottofondo musicale al mio blog. Un “mix” di Riders On The Storm e di The End, versione “edit”, che mi divertii a fare, singolarmente, nel 2001. Purtroppo però è ascoltabile solo con Internet Explorer e non con Mozilla Firefox. Non so perché. Ho provato e riprovato. Ma l’unica cosa e l’unico effetto che ottenevo era la chiusura improvvisa della pagina d
i questo blog, con Mozilla. Allora (dopo infiniti tentativi) ho rinunciato e il piccolo lettore multimediale si trova dunque in fondo (in fondo) al blog, vicino al contatore di ShinyStat, solo su Explorer. Boh. Riproverò.

E infine, buona Pasqua a chi ci crede. Buona domenica a chi non ci crede. Ma comunque sia, viva le uova di Pasqua. E le pecorelle di marzapane che da noi a Palermo si fanno in quest’occasione. Slurp. Una delizia. E le uova (di gallina) che c’è chi si diverte a bollire per poi colorarne la scorza. O buccia? Boh. Uguale. Forse. E questo pensiero mi fa tornare bambino… a casa di mia Nonna… Non troverò né lei né mio Nonno né la loro casa… Prima è andato via mio Nonno, poi mia Nonna e infine anche la casa. Ma… vi penso spesso. Li penso spesso. E l’unico anello d’oro che porto addosso è proprio la vera nuziale di mio Nonno che poi portò mia Nonna e che adesso porto io… Divagazioni.

Colpa dei Tiromancino, che sto ascoltando. "L’Alba di domani" è un bel disco. Diverso, dagli ultimi lavori del gruppo capitanato da Federico Zampaglione. L’inizio dell’album richiama “Due destini”. Poi il lavoro cambia direzione. Si canta in inglese e in spagnolo (in Nina De Luna, composta e interpretata da Claudia Gerini). E i brani strumentali evocano atmosfere morbide e delicate. Anche in presenza di potenti chitarre elettriche. Composte e ordinate. “Non chiedere al cielo il perché dei tuoi anni. Non ha risposte il cielo, né consigli da darti. Ma se lo stai cercando, un senso forse c’è. Ma non chiederlo alle stelle: cercalo dentro di te”.

Concludo scrivendo dell’ultimo acquisto riguardante i Doors: "The Very Best Of The Doors", 2 cd e un dvd in un cofanetto versione “book”, in edizione limitata. Limitata? Boh. Non c’è scritto il numero di copie stampate né il numero di copia acquistata. Però dicono che è edizione limitata. E vabbè. Perché questo nuovo cofanetto? Per la ricorrenza dell'anniversario del disco d’esordio, pubblicato 40 anni or sono. E dunque nuova raccolta. Le canzoni sono sempre quelle. Anche le 5 tracce video del dvd, sono già viste. Estrapolate dal precedente dvd “Live in Europe 1968”. E vabbè. Andiamo, Jim. Freghiamocene. Il whisky è in cucina. Sì, sotto il lavello. L’ho nascosto per non fartelo finire da solo e in fretta, come al solito…. Portami pure una birra, a che ci sei. Sì, stasera mi va qualcosa di fresco. Salute, Nonno. Un bacio, Nonna.