27 giugno, 2007

Delusioni musicali

Bon Jovi - Lost Highway. Ma dov’è finito Bon Jovi? Quello capellone, permamentato… molto poco fighetto e molto rockettaro… dov’è finito? Non lo so, ma questo per me non può essere lui. Avrà fatto la fine di Paul McCartney. Morto e “rimpiazzato” da un sosia. Fighetto. E che propone una sorta di pop rock mieloso. Non è male il brano d’apertura, Lost Highway. Ma poi la qualità comincia a venir meno. Tra canzoni che sembrano altre sue canzoni (We Got it going On sembra It’s my Life, Seat Next to You è una sorta di Always) e canzoni che sono vagamente country e vagamente folk ma che non assomigliano né all’uno né all’altro. Senza identità e senza palle. Irriconoscibile. “Say yeah…” ma che caspita canti, Bon Jovi??... E poi… accordi e intro di canzoni degne del miglior Max Pezzali… Terminato l’ascolto, non si può far altro che andare a tirare fuori da uno scaffale, che contiene cd “mitici”, il caro, vecchio Slippery When Wet.

Silvia Salemi - Il Mutevole Abitante Del Mio Solito Involucro. Con tanta curiosità e ancora più aspettative, mi sono cimentato nell’ascolto del nuovo disco di Silvia Salemi. Che però mi ha lasciato… Non so. Perplesso? O forse semplicemente deluso? No. Ho deciso che non sono deluso. Ma rimango perplesso. Canzoni come Ormai o Il primo Volo mi hanno sicuramente convinto. Ma è il disco in tutto il suo insieme che non mi convince. I testi non sono del tutto facili da seguire. E le melodie sono certe volte insentibili, altre volte troppo comuni. Boh. Perplesso? No, forse solamente deluso…

Linkin Park - Minutes To Midnight. Rammolliti. Non trovo altro termine per definire gli attuali Linkin Park. Dov’è finito il nu metal che tanto egregiamente sapevano rappresentare? Neanche l’ombra. E pensare che Given Up, seconda traccia del disco dopo una specie di intro musicale (più rumori, che musica), lasciava ben sperare e ben predisponeva all’ascolto dell’album. Che poi invece si perde tra ballatone lente più pop che rock (Leave Out all the Rest, Shadow of the Day) e rock pop non solo semplice, ma addirittura banale (What I’ve done, Valentine’s Day). Ci si interroga. Si tira fuori il cd dal lettore per controllare che effettivamente sia un cd dei Linkin Park. Ma la risposta, impietosa nonostante i vari dubbi e interrogativi e controlli del cd, è sempre la stessa: sì, sono loro. Cazzo. Mi ispiro al caro Max Pezzali e sparo una bella frasone fatta: non c’è più religione. Che c’entra? Niente, forse. Ma nemmeno i Linkin Park, con questo Minutes To Midnight, entreranno più nel mio lettore cd. E manco nel lettore mp3.

Max Pezzali - Time Out. Eccolo qui, dopo averlo citato più volte. Beh, in tutta sincerità, cosa ci si sarebbe potuto aspettare da Max Pezzali? Personalmente, avrei sperato in qualcosa del tipo Hanno ucciso l’Uomo Ragno. Ma nemmeno quello, sa comporre più. Sarà l’assenza del biondino, ad aver rammollito ulteriormente i suoi super poteri… Il disco è pieno di accordi armonici e giri di chitarra scontati. Degni del peggior Bon Jovi. I testi, poi… una delizia!! Frasi fatte a tignitè (in abbondanza, ndr) e frasi stupide. “Adesso sono qui tranquillo, seduto in acqua fino al collo ad osservare il mare sorridere”. Beh, senza cattiveria, caro Max Pezzali, ma possiamo solo augurarci che quell’acqua salga ben oltre il collo, e che tu smetta di propinarci certe “menate”, per dirla come la diresti tu. Orrende cazzate e porcherie, come direi io. E questo è uno dei maggiori rappresentanti del pop italiano? Ma allora siamo messi proprio male! Povera Italia… (eh sì, mi concedo anch’io una frase fatta, eheheh). “Torno subito”? No, no. Fai pure con comodo. Con mooooolto comodo…

Suzanne Vega - Beauty & Crime. È questa la delusione più grossa che abbia provato ultimamente. Musicalmente parlando, ovviamente. Già. Perché ad avvicinarmi al mondo musicale della musica acustica, anni fa, non fu Bob Dylan o Joni Mitchell o James Taylor… no. Fu proprio Suzanne Vega. Avevo una cassettina Tdk o Maxell, ora non ricordo bene, da 90 minuti. Nel lato A, avevo registrato Suzanne Vega, nel lato B invece Solitude Standing. Decisamente più pop, rispetto al primo, ma comunque molto acustico. Stile anni ’70, che poi andai a scoprire e spulciare e scrutare per benino e con dedizione e dovizia. Che capolavori, Marlene on the Wall o Gypsy… che bei tempi. E ora? Non è rimasto proprio nulla o quasi, di quella cantautrice! Questo disco suona orrendamente pop, tranne in alcuni stralci, come New York is a Woman, Edith Warthon’s Figurines o As You are Now. Ma nemmeno per l’intera durata delle canzoni, ma solo per alcuni stralci delle canzoni stesse! La batteria a tratti non sembra nemmeno suonata dal vivo, ma semplicemente campionata o suonata da un computer… Un pop “anomalo”, che non è né carne né pesce… ma solo una grossa grossa grossa delusione… Sigh.

Seguiranno altri 5 album di fattura, qualità e gradimento decisamente superiori.

Cliccando sulle foto delle copertine si accede direttamente ai siti degli artisti in questione.

Sottofondo del blog rimangono ancora Roy Paci & Aretuska. Nessuno di questi artisti è all’altezza di rimpiazzarli.

Questo post è dedicato a tutti quelli che hanno sempre ragione. I grandi portatori di verità e di saggi consigli. Quelli che non sbagliano mai. Che sono sempre lì pronti ad additare e criticare e giudicare. Giudici che non possono essere sottoposti a nessun giudizio. Perché loro sono perfetti ed impeccabili. Gli errori non fanno parte delle loro azioni. Le scuse non fanno parte del loro vocabolario. Questo post è dedicato a tutte queste persone. Persone? Forse “semi-dei” sarebbe un termine più consono e più a loro gradito. E allora dedico a loro anche questo vaffanculo.

24 giugno, 2007

Buona buona musica

Chris Cornell - Carry On. Accidenti, non riuscivo a collegare. La voce era incredibilmente familiare. Il nome mi ricordava qualcosa… Chris Cornell!! Ecco chi è! Ex Soundgarden, ex Audioslave. Caspita, Chris Cornell! Un mito. Uno di quelli che grazie al grunge hanno aperto nuove frontiere musicali e ideologiche. No such Thing apre un disco decisamente rock, che non disdegna melodie più pacate, ma deliziose. Tipo Silence the Voices. Sicuramente lontana da canzoni quali Black Hole Sun. Ma per niente deludente. Grandiosa, nel suo crescendo, è You know my Name. E poi una cover tutta a modo suo di Billie Jean di Michael Jackson. Beh, lo trovo un gran bel disco. E pensare che queste canzoni sono quasi tutte “scarti” degli Audioslave…

Dimmu Borgir - In Sorte Diaboli. Tenebre, oscurità, demoni, visioni, incubi… Sono questi gli elementi fondamentali di cui parlano i Dimmu Borgir. E del resto il nome del gruppo significa letteralmente “Oscura fortezza”. Il disco comincia con un preludio sinfonico. Per poi dare spazio a chitarre e batteria per niente rilassate ma per nulla stressanti. C’è carica e potenza e non esagerazione o esasperazione, nei loro suoni. Il black metal vibra poderoso e “sinistro”, tra The Sacrilegious Scorn (Lo scherno sacrilego), The Invaluable Darkness (L’inestimabile oscurità) e The Sinister Awakening (Il sinistro risveglio). Nota “curiosa”: questa copertina è stata censurata negli Stati Uniti, e sostituita con una più “casta”. Viva l'America, paese della libertà! Buon disco. Vitale.

Paul McCartney - Memory Almost Full. È quasi piena la memoria di Paul McCartney e quasi pieno lo spazio che si pensa si possa dedicare a questo pezzo di storia che continua a cantare. È inevitabile, che si cada sempre in banali termini di paragone. Prima, dopo… Coi Beatles, come solista… Ma se uno come lui non ha certo bisogno di soldi né di pubblicità, allora dovremmo pur star certi che quando pubblica un disco lo fa solo per il piacere di continuare ad incidere. Non più la storia della musica, sicuramente. Ma le idee continuano ad essere quasi tutte buone. Spazia, in questo disco, tra idee e suoni nuovi e già sentiti. Non so perché, ma sto disco mi ha subito messo una certa nostalgia, sin dal primo ascolto. Non tanto per le note malinconiche di You tell Me, ma soprattutto per quelle di Ever Present Past e That was Me, così… incredibilmente vicine a quelle dei Beatles. Nell’anno in cui si celebrano i 40 anni della pubblicazione di Sg. Pepper, Paul McCartney dimostra di essere ancora attivo, produttivo e… vivo. Sempre più numerosi e chiari sarebbero infatti gli “indizi” sparsi negli ultimi album dei Beatles secondo cui Paul sarebbe morto in un incidente stradale e questo sarebbe dunque solamente una copia dell’”originale”. Un sosia. Beh… Originale o sosia, complimenti. John rimane, secondo me, il più grande dei Fab Four, ma McCartney comunque merita lodi e lodi e lodi. Anche per questo suo nuovo lavoro.

Bruce Springsteen - Live In Dublin. C’è poco e molto da scrivere su questo disco. Dimenticate per un attimo le origini e la provenienza del Boss. Anzi, dimenticate del tutto che si tratti del Boss. Mettete su questo doppio cd e… che inizi la festa e che si aprano le danze! È una grande festa. A Dublino. E in pieno, perfetto e sublime stile irlandese. Non uno solo dei “grandi successi” di Springsteen, che si rifà invece quasi interamente alla “Seeger Session”. Traspare anche dal cd il divertimento del pubblico, che canta incessantemente. Anche quando la musica finisce, come in Pay my Money Down. Sapore d’Irlanda, dunque. Ma anche molto country e molto folk. Arrangiamenti eccezionali e grinta a tonnellate. Poche volte il ritmo rallenta, come nel caso di una personalissima interpretazione di When the Saints go Marching In, classicone della cultura musicale americana, eseguita invece in modo laconico ed acustico. Ma la festa non ne risente. Serve solo per riprendere un po’ di fiato… Straconsiglio l’ascolto di questo disco a chi vuole trascorrere un paio d’ore in assoluta allegria.

Roy Paci & Aretuska - Suonoglobal. Il disco migliore attualmente in circolazione. E non lo dico solo perché sono “di parte”, essendo Roy Paci mio conterraneo. Lo dico con assoluta cognizione di causa e convinzione. Roy Paci & Aretuska sono unici nel fondere reggae, rap, spunti di ska e suoni popolari mediterranei. Con spunti latino-americani. Un miscuglio di idee e di suoni che rendono assolutamente irresistibile il sound di questi geni. Sì, geni. Senza esagerazioni. Geni che questa volta si avvalgono anche della partecipazione di artisti quali Manu Chao, Cor Veleno, Pau dei Negrita, Caparezza, i Sud Sound System, Raiz ed Erriquez della Bandabardò. Allegria, gioia, vitalità, genialità… Temi più leggeri e “denunce” riguardanti i problemi sociali e indiscutibili del sud Italia. Ma il tutto è sempre proposto senza paranoie, senza frasi fatte, senza mea culpa e senza false speranze. L’isola dei Fessi raggruppa un bel po’ di riferimenti e di speranze. Toda Joia Toda Beleza, in duetto con Manu Chao, è da adesso nuovo sottofondo del mio blog. Sì, ben lontano dalle canzoni rock che finora ho sempre scelto. Ma così… inebriante! E guai a chi osa dire o anche solo pensare il contrario! Il “trombettaro” Roy (Rosario) Paci questa volta ha davvero sfornato un disco di qualità e gradimento superlativi.

Seguiranno 5 album mooooolto deludenti........

Non dimenticate che cliccando sulle copertine degli album si accede direttamente al sito ufficiale degli artisti in questione....

Questo post è dedicato a tutti coloro che non vogliono crescere. A tutti quelli affetti dalla “sindrome di Peter Pan”. Ma… c’è un ma. Perché tutti questi soggetti non è detto che siano persone immature o irresponsabili. Anzi, tutt’altro. Sono persone che magari la vita ha costretto a crescere troppo in fretta. O forse sono state solamente le proprie scelte a causare ciò, e non la vita. Ma, comunque sia, sono persone che non rinunciano e non negano e non si tirano indietro di fronte alle proprie responsabilità. Sono persone che però, nonostante questo, “rifiutano” di crescere nelle circostanze in cui possono permettersi di farlo. In quelle poche situazioni che glielo consentono. Persone che non smettono di sognare né di volare né di sperare. Persone che… vengono dunque spesso etichettate e giudicate come “immature”. Ma… c’è un altro ma. Perché tutti questi soggetti se ne fregano di quello che pensa la gente. Perché sanno di non essere immaturi. Perché sanno che un giudizio del genere è dettato solo dalla superficialità dell’osservazione e della conoscenza. E allora… chi se ne frega. Che queste persone siano pure giudicate ed etichettate. Seconda stella a destra. Questo, è il cammino. Sì. Perché queste persone possono volare. Sanno ancora volare. E non vogliono smettere di volare. Chiamateci pure immaturi. Criticateci pure. Noi "Peter Pan" non vogliamo crescere. Vogliamo continuare a volare
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14 giugno, 2007

Non tengo paura

Travis - The Boy With No Name. Drops of Jupiter era un vero e proprio capolavoro. Ignari del successo ottenuto con questo singolo che fece aumentare pazzescamente le vendite del loro omonimo album, i Travis tornano a fare musica dopo due album passati praticamente in sordina. The Boy With No Name è un buon disco. Pacato, con molti suoni acustici su cui prevalgono le chitarre, anche se in canzoni come Big Chair il basso non disdegna di prendere il sopravvento. La voce di Fran Healey è sempre cortese, quasi avesse paura di disturbare l’ascoltatore, assumendo quindi toni davvero educati. Non mancano le note cantate in falsetto, e ripeto che il disco è davvero buono. Compresa la bonus track con la partecipazione di KT Tunstall. My Eyes e Out in Space sono le canzoni che preferisco. Ma ho più volte ascoltato per intero questo disco che, per chi ama i suoni acustici, non può davvero mancare nella propria collezione di dischi.

L'auraDemian. Ho adorato il primo disco di L’Aura, Okumuki. E attendevo con ansia il suo ritorno, da quando avevo cominciato a leggere che stava registrando il nuovo disco. Demian prende spunto, nel titolo, da un romanzo del 1919 di Herman Hesse. E anche la storia raccontata da L’Aura è un percorso di crescita, come quello di Emil Sinclair del romanzo, che fruisce dell’aiuto, durante il proprio cammino, di un aiuto spirituale che l’aiuterà ad accendere la luce del proprio essere. L’album si apre con un preludio cantato in francese, Le Vent, è poi si srotola alternando l’italiano all’inglese. La traccia numero 3, È per Te, regala un delizioso duetto con Max Zanotti dei Deasonika. E poi non solo le lingue si alternano nel disco, ma anche i generi musicali, capaci di svariare dal rock di Beware! The modern Eye!, alle atmosfere jazzate di I’m with You o di Turn Around, canzone che conclude il viaggio, e che gode della partecipazione di Georgeanne Kalweit, ex Delta V. Credo che, con questo disco, L’Aura si sia tolta di dosso l’etichetta di “nuova Elisa”. È un lavoro molto personale, senza riferimenti musicali precisi o definiti. Come qualcosa che nasce dal cuore. E che quindi si ispira solamente alle proprie sensazioni. E che crea gradevoli e piacevolissime sensazioni in chi ascolta questo disco, per me assolutamente impedibile e magicamente delizioso.

Negramaro La Finestra. È in assoluto il disco che ultimamente ho ascoltato di più. O li ami o li odi, i Negramaro. Credo che molto difficilmente lascino indifferenti. Il gruppo pugliese era reduce da un successo clamoroso ottenuto con il precedente disco, Mentre tutto Scorre. Che avevo apprezzato. E così mi sono cimentato in una lunga e meticolosa vivisezione di questo nuovo lavoro. Nel quale non mancano i chiari riferimenti sessuali nei testi (Sembra facile, ma intanto è così difficile, parlare di noi due con la tua testa tra le gambe). Disco che inizia con ritmi decisamente rock per poi lentamente passare a note più delicate, anche nei testi (Se potessi far tornare indietro il mondo, farei tornare poi senz’altro te). E proprio queste atmosfere più soft fanno poi da padrone per il resto dell’intero disco. Fino a Cade la Pioggia, dove improvvisa, inaspettata e piacevolissima, compare e appare la voce di Jovanotti, alla fine della canzone. Qualche altra canzone rock e poi la ghost track che è l’unica pecca che trovo in un disco tutto sommato ben fatto, che ci tormenterà a lungo, ne sono certo. Ghost track assolutamente inutile, dicevo, che stona con il resto del disco. Tutto sommato… ben fatto, appunto. Si può comprare. E si può ascoltare. E si può apprezzare.

Teresa De SioSacco e Fuoco. Musica mediterranea, lingua napoletana, ritmi da tarantella e qualche volta anche reggae. Come dice il sito ufficiale della cantante: Teresa De Sio, nel nuovo cd, si rivolge alla Madonna della “Munnezza”. In Sacco e Fuoco i mali di Napoli e la voglia di trasgredire. “Oi Madonna d’a munnezza scinne tu a lavà sta chiazza, manco ll’aria fa chiarezza pe sti pisce dint’a rezza”. Denuncia sociale e denuncia fisica. Per i mali fisici che affliggono una città come Napoli, ma che in realtà affliggono diverse città italiane. E sicuramente molte città del mondo. Tutto il mondo è paese. La frase è fatta, lo so. Ma non sono certo solo città come Napoli o Palermo, ad avere problemi sociali, evidenziati forse maggiormente a causa di una cultura che è, per l’appunto, molto forte. Non tengo Paura, canta la De Sio. In italiano e non in napoletano, nel ritornello, quasi a voler rendere volutamente più chiaro e comprensibile il messaggio a chiunque. Perché la musica può essere ancora mezzo di denuncia, di voler dire “non ci sto” e, soprattutto, mezzo di comunicazione e non solo di propaganda o di giri economici e monetari. Applausi meritati per Teresa De Sio.

Ozzy Osbourne - Black Rain. Avere quasi 60 anni e non dimostrarli per niente. Certo, finchè non si guarda una foto di “Madman”, ossia “il pazzo”. Il fisico comincia inevitabilmente a cedere. E gli eccessi di alcool e droghe non sono certo nascosti o velati nel suo viso e nel suo corpo. Come i trascorsi in prigione, durante i quali si “autofece” dei tatuaggi con un pezzo di grafite. Una vita di eccessi, che non ha comunque consumato né esaurito la vena creativa dell’artista heavy metal britannico. Certo, i ritmi si sono “addolciti”, ma non di certo rammolliti. C’è energia, c’è entusiasmo, canta I don’t wanna Stop, spazia dal rock più leggero all’heavy metal, canta di guerre e di droga e di decadenza de mondo, come in Countdown’s Begun, che volevo scegliere come nuovo momentaneo sottofondo per il mio blog. Sempre fino ad eventuali proteste o denunce. Ho invece inserito il singolo estratto da quest’album, che è I don’t wanna Stop. Bello. Bel disco, bella energia, bella vitalità. Avere quasi 60 anni e non dimostrarli per niente… continuando ad entusiasmare.

Questo post è dedicato a chi non crede in me, a chi non ha fiducia in me, a chi mi crede uno stupido e ancora a chi non manca di darmi o procurarmi o infliggermi delusioni. A nessuno in particolare, ma magari a chi vi si riconosce, come descrizione. O a chi vi riconosce avvenimenti simili vissuti. È così per tutti. Quando meno te l’aspetti, da chi meno te l’aspetti. È così. È la vita.

05 giugno, 2007

Ritorno. Con grandi ritorni...

E ritorniamo a parlare di musica…

Marilyn Manson - Eat Me Drink Me. Dimentichiamo per un attimo che si tratta del Reverendo, dell’AntiCristo, etc etc. Anche perché stavolta problematiche sociali e politiche sono lasciate fuori dal disco in questione. Sembra strano, ma in questo disco l’argomento predominante è l’amore. Certo, l’amore visto dal punto di vista di Marilyn Manson. Che afferma che la mutilazione è la più grande dimostrazione d’amore che possa esistere ("Mutilation is the Most Sincere Form of Flattery”). Omaggi per molti scrittori, in testa a tutti Lewis Carroll, autore di “Alice nel Paese delle Meraviglie” (“Are You the Rabbit”). I suoni sono potentemente rock, il che non dispiace. La voce è meno profonda del solito, il che non dispiace. E si incontrano anche inusuali ballate lente (“Just a Car Crash”). Ritengo il disco un buon disco. Il cui ascolto non dispiace, anzi. L’importante è cercare di ascoltare un cantante di nome Marilyn Manson, e non il Reverendo o l’AntiCristo…

Manic Street Preachers - Send Away The Tigers. Ritmi decisamente più pacati. È quello che io continuo a definire, a modo mio, “rock da college”. Che non vuol dire di scarsa qualità, ma di leggerezza dei testi e di atmosfere da balli di gruppo e cocktail “bombati” con vodka aggiunta di nascosto ai cocktail già pronti. Le chitarre elettriche predominano, senza mai esagerare. Senza mai evitare assolo pacati ed equilibrati. Io li inviterei volentieri a suonare ad una mia festa. Il divertimento non mancherebbe. E, non potendo organizzare nessuna festa, mi diverto ad ascoltare la loro musica. Spensierata. Gradevole. Il loro singolo "Your Love Alone is not Enough", cantato in compagnia di Nina Persson dei Cardigans, farà da sottofondo al mio blog fino a pubblicazione di nuovo post. Salvo clamorose proteste o denunce...

BjorkVolta. Ho letto recensioni che parlavano di un album pop. Ma come si fa a definire Bjork un’artista pop?? E come si fa a definire questo disco pop??? Certo, molti suoni sperimentali sono stati momentaneamente archiviati dall’artista islandese più famosa al mondo. Ma siamo ben lontani dal pop. In “Volta” incontriamo suoni tribali, suoni dance, suoni hip-hop e suoni trip-hop. Ma non ne trovo proprio nessuno che si avvicini al pop. La caratteristica di Bjork comunque rimane quella della ricerca di suoni e voci e accoppiate di suoni e voci ben curate e definite e rifinite. “Wanderlust” richiama finalmente melodie vicine ad album come “Post”. E in “The Dull Flame Of Destre” si diverte a duettare con Anthony, drag queen lanciata da Lou Reed, che col suo vocione contrasta divinamente la voce quasi soffiata di Bjork, in questa canzone. “Pneumonia” è invece un duetto con una sorta di corno medioevale. Splendidamente “soffice”. Non basta un solo ascolto per apprezzare o disprezzare questo disco. Ho dovuto ascoltarlo per quasi due mesi, prima di poterne tracciare un pensiero ed un commento. C’erano volte in cui il mio stato d’animo mi portava a staccare dopo sole due canzoni, c’era quando lo ascoltavo indifferentemente. Adesso ne godo appieno.

Dolores O'Riordan - Are You Listening. L’ex Cranberries torna a cantare dopo un lungo periodo di silenzio. E lo fa con un disco solista. “Ordinary Day” risuona già da parecchio tempo su tutte le stazioni radio. I suoni melodici pop (in questo caso, sì!). Tutto il disco ruota intorno a queste melodie. Piacevole senz’altro. Ma sicuramente non indimenticabile come “No Need to Argue” dei Cranberries. Alcune melodie cercano di richiamare quelle atmosfere, tipo “When We Were Young” o “Stay With Me”. Ma la qualità non è quella. Non è nemmeno malvagia, attenzione. Perché il disco scorre piacevolmente, anche e soprattutto grazie alla voce della O'Riordan. Diciamo che dovendo dare una valutazione il 7 sarebbe completamente meritato. Il fatto è che sembrerà sempre un insuccesso, rispetto al 9 di “No Need to Argue”. Ma la ragazza ha carisma e carattere. Vale la pena continuare a seguirla…

Natasha BedingfieldNB. Sembra un clone di Joss Stone. Ma c’è anche un po’ si Corinne Bailey Rae. È indiscutibilmente carina. E quando l’aspetto fisico risalta sull’aspetto musicale, beh… è quasi tutto detto. Comunque non è un disco da buttare via subito. Si può “spremere” qualche mese, prima di passarlo ed archiviarlo nel dimenticatoio. Anche perché, per chi ascolta la radio, ci farà sicuramente compagnia durante tutta l’estate.

Tori AmosAmerican Doll Posse. Beh. 23 canzoni. Una diversa dall’altra. Dalla malinconia all’umorismo alla sobrietà alla grande, grandissima musica. Signori e Signore: l’ultimo disco di Tori Amos. Niente parole. Sarebbero solo superflue. Buon ascolto a tutti.

Questo post è dedicato a Donatella, venuta fuori dal mio passato non come il solito fantasma, bensì come un’ombra che mano a mano ha acquisito contorni sempre più reali. Riportando la mia mente e le mie sensazioni a quando avevo la metà degli anni che ho oggi. Giorni in cui il mio sogno era quello di diventare un poeta o uno scrittore… E quindi giorni in cui scrivevo parecchio. In qualsiasi circostanza e momento. Giorni in cui i computer non erano così diffusi, e scrivevo su quaderni, libri, banchi, muri, tovaglioli, mani... Giorni di timidezze e di ingenuità. Giorni in cui la cattiveria era ancora ben lontana dal mio spirito… Giorni verso i quali vorrei tornare. Intanto, torno a scrivere…

Un’ultima cosa. Cercando riferimenti riguardanti il mio nome e il mio blog, ho trovato qui ques’articolo… Beh, vedere il mio nome affiancato a quello di grandi riviste e di grandi critici musicali, mi ha messo in bocca proprio un gran bel sorriso.