Grazie a tutti quanti hanno chiesto notizie del sottoscritto. Grazie a quanti mi hanno fatto compagnia, in ospedale, via sms. Grazie a quanti stanno leggendo queste parole in questo preciso momento. Accendo una sigaretta. Metto su “Love” dei Beatles e comincio. Comincio a scrivere. E a raccontare.
Giovedì 7 dicembre. Ore 10.10 circa.
Ha fatto la doccia? Sì. Ha messo il disinfettante? Sì. È stato depilato? Sì. Bene. Si spogli e metta questo camice sterile e la cuffietta. Cerchi di far entrare tutti i capelli dentro. Poteva anche fare la barba. L’ho tagliata. Dopo più di due mesi. Adesso non la faccio da quasi una settimana. Non ne avevo voglia. Mica mi devono tagliare la faccia… Ok. Si sdrai e andiamo. La copro io, dobbiamo passare per vari corridoi. Cazzo, ma quanto camminiamo? La sala operatoria è un po’ lontana. Mi date una sigaretta prima di entrare? Scherza? Sì. Stai tranquillo. Sono, tranquillo. So dominare abbastanza bene le mie emozioni. Ma una sigaretta me la fumerei a prescindere. E volentieri. Dai, appena finisci, te la faccio fumare. Non mi prendere per il culo, bastardo! Lo so che ora, dopo avermi scaricato in sala operatoria, andrai a fumare… cazzo, ma quanto abbiamo camminato? Camminato… Loro, hanno camminato. Io sono stato trasportato. Sdraiato. Soffitti. Coperti, scoperti. Soffitti. Tubi, ascensori, porte, corridoi… E così questa è la sala operatoria. Porgo il braccio. Prima flebo inserita. Questa mi addormenta? No. È per tenere la vena pronta. Come ti chiami? Davide. Stai tranquillo. Di nuovo?? Sono, tranquillo. Ecco il dottore. E allora, la zona da operare è questa. Gonfieremo la pancia con del gas ed entreremo in laparoscopia. Un sondino ci farà capire se poter procedere così o se dovremo tagliare nuovamente la cicatrice che ha. Eventualmente, gliela rifaccio. È un po’ bruttarella. Ma stia tranquillo. Sono tranquillo, dottore. Sono in buone mani, no? Meglio elogiarlo prima dell’operazione, no? Eccoci, l’attesa è finita. Ecco la sala operatoria. Grande, però. E diversa, da quelle dei film. Non ho le luci sopra la testa. Mi stanno legando. Ecco l’anestetista. Donna. Come ti chiami? Davide. E tu? Dottoressa non mi ricordo. Dimmi il nome, se avessi bisogno di qualcosa, faccio prima a chiamare un nome, no? Okay. Come va? Bene. Non hai sonno? No. Cioè sì. Ma mi sento solo stordito. Non tagliate ora, eh?? Se anche dovessi chiudere gli occhi, sono sveglio!!! Non ti preoccupare. “Non ti preoccupare”, faceva parte della stessa comitiva di “tranquillo”, “ci penso io”, “fidati”, “lascia fare a me”… e sono morti tutti. E queste cose in testa? Servono a controllare il sonno. Ok. Basta che non leggano il pensiero, dottoressa. Potrebbe leggere cose sconce sul suo conto. Maschera sul viso. Sonno. Buio. Buio completo.
L’orologio sulla parete alla mia sinistra mi dice che sono le 12.35. Il dolore alla pancia mi dice che l’operazione è finita. E anche l’anestesia. Non si dorme più tutto il giorno, con l’anestesia totale. Viene dosata secondo la durata dell’operazione, a piccoli intervalli. Finita l’operazione, ci si sveglia. Cazzo, fa male. Fa un cazzosissimo male!!! Non riesco a muovermi. Troppo dolore. Mi sente nessuno? Sento freddo, ho dolore… Mi sente nessuno? Non riesco ad alzare il tono della voce. La più piccola contrazione addominale mi procura fitte ancora più lancinanti di quelle che già ho. Mi hanno sentito. Ci saranno dei microfoni che consentono di essere sentiti anche da questa stanza isolata? Dolore. Cazzo, mi fa male. Non dica brutte parole. Ma se cazzo fa male, perché cazzo non devo dire che mi fa un enorme cazzo di male???? Le mettiamo una flebo. Sento freddo. Un enorme cazzo di freddo. Le mettiamo una pompa di calore sotto la coperta, va meglio? Il freddo sì. Visto che non c’è bisogno di dire brutte parole? Sto scomodo, il lettino è piccolo e duro. Mi fa male la pancia, la schiena, non riesco a trovare una posizione, è un delirio di dolore! È normale, è l’aria che ha in pancia che fa pressione. Uscirà. Come, quando? Piano piano. Ma il dolore è forte forte. Stia tranquillo. Sono tranquillo!!! Ma fa male. È un’altra cosa, cazzo. Mi hanno tagliato? Ecco il dottore. Tutto a posto. Siamo riusciti a non tagliarla. L’operazione è andata bene, ma abbiamo dovuto fare un bel po’ di pulizia. Addirittura aveva il colon attaccato alla parete addominale. Ora starà meglio. Starò. E ora? Lasci agire l’antidolorifico. E metterlo prima, no? Dolore. Scomodo. Ora la riportiamo su in stanza. Di nuovo il giro turistico dell’ospedale? Ok. Va meglio. Fa male, ma va meglio. Non mi piace lamentarmi. Sopporto abbastanza bene il dolore. Ma se mi lamento vuol dire che è proprio a livelli… altissimi. Ora è bestiale, ma riesco a trattenere. A non lamentarmi. Ehi, non dovevi farmi fumare una sigaretta, tu? Accendi, dai… cazzo, è scomodo, qui. Dobbiamo per forza passare tra i corridoi pieni di gente? Minchia, mi devono vedere con sta faccia? Stanza. C’è il sole. Pensa un po’. Che ora è? L’una e mezza. Okay, sto letto è più comodo. Qui non fa più male la schiena. E sto tubo? Cazzo, il drenaggio no! E invece sì, abbiamo dovuto mettere un liquido per ripulire tutto quanto, dentro la sua pancia. E per evitare che si formino nuove aderenze. Sarebbe il colmo! Mi operate di aderenze, farne formare subito delle altre, sarebbe il colmo! E quindi si tenga il drenaggio. Un paio di giorni. Cazzo. Non posso girarmi. A sinistra, all’altezza dell’inguine, un tubo che fuoriesce dal mio corpo per raccogliere sangue e liquido in una sacca. A destra e al centro della pancia i buchi attraverso i quali hanno operato con i loro tubicini tecnologici. Che non mi hanno tagliato. Ma che mi hanno sminchiato. Dolore. Se avesse lo stimolo di “fare aria”, la lasci andare pure. Cazzo, io sento tutta sta cazzo di aria che si muove dentro il mio stomaco. Ma non riesco a buttarla fuori, se contraggo lo stomaco, il dolore torna altissimo. Okay. In questo letto sto più comodo. Piego un po’ le gambe, e sto ancora meglio. Ma devo stare a pancia all’aria. Non posso girarmi. Per uno abituato a dormire a pancia sotto, il massimo della tortura. Ma adesso sopporto. Non sono abituato a lamentarmi.
Continua...